11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

lunedì 19 giugno 2017

RM 169


No. Midda non lo aveva saputo. E scoprirlo, obiettivamente, fu per lei l’equivalente di una doccia fredda… e fredda come il Mar Glaciale Artico.
Quando era tornato? Come era tornato? Perché era tornato? E, domanda più importante di tutte, quanti anni di prigione le avrebbero potuto dare nel caso in cui ella lo avesse ucciso…?
Desmair Von Kah: l’errore più grande della sua intera esistenza. Colui che tanto aveva amato prima, quanto e ancor più aveva odiato poi, in una misura così piena, così sconvolgente che, francamente, addirittura odiava odiare, dal momento in cui, molto più semplicemente, avrebbe preferito potergli dedicare soltanto gelida indifferenza qual, pur, non riusciva a destinargli.
Sin dai tempi dell’antichità, in molti avevano provato a proporre un semplice concetto. Nel quinto secolo avanti Cristo, Aristofane citava: “Non c’è bestia selvaggia più feroce di una donna nella sua ira: è più selvaggia di un leopardo, più ardente del fuoco.”. Qualche tempo dopo, alla fine del diciassettesimo secolo, Colley Cibber aveva riproposto: “Non si può trovare demone nell’Inferno che possa competere con la furia di una donna delusa.”; ribadito dieci anni più tardi da sir John Vanbruch: “Una donna offesa non conosce limiti.”. Tre citazioni fra molte, persino troppe, per un concetto semplice, banale, quasi ovvio: non fate arrabbiare una donna.
E se Desmair, questo concetto, non lo aveva probabilmente compreso; Midda, suo malgrado, lo aveva sperimentato in prima persona, arrivando veramente vicina a divenire qualcosa di diverso, qualcosa di estraneo a quello che era e che avrebbe voluto essere. Ma laddove solo il fatto che egli, tardivamente, avesse deciso di uscire dalla sua vita, e di lasciare la città e lo Stato, le avevano concesso, tre anni prima, di salvarsi dall’abisso; la notizia del suo ritorno, soprattutto in un momento in cui, ella, avrebbe avuto a dover essere riconosciuta con già molti, troppi altri pensieri per la testa, non avrebbe potuto rappresentare nulla di buono. Per nessuno.

« … immagino male. » ebbe a correggersi il capitano, nel cogliere, senza fatica alcuna, la sorpresa dipinta sul volto di lei, su quel volto che, abitualmente, si poneva in grado di celare le sue emozioni, i suoi pensieri, e che pur, a confronto con quel demone del proprio passato, non avrebbe potuto avere possibilità alcuna di giuoco, di successo, nel renderla più trasparente di un calice di cristallo.

Fu necessario, allora e ancora, qualche istante per permettere all’investigatrice privata di ritrovare il controllo su di sé, sulla propria mente, sul proprio intelletto, là dove, proprio malgrado, investita dalle proprie emozioni così come da un fiume in piena, tanto impetuoso, tanto dirompente, da infrangere qualunque argine, qualunque diga, argini e dighe emotive, nel suo caso, che tanto si era impegnata a cercare di edificare e che a nulla, infine, si erano dimostrati valere nel confronto con il disastro.
… Desmair era tornato.

« No. Non lo sapevo. » riprese voce, alfine, confermando la seconda ipotesi del proprio ex-capo nel merito della propria quieta ignoranza sull’argomento, un’ignoranza che, forse, avrebbe preferito di gran lunga conservare laddove, con una popolazione di quasi otto milioni e mezzo di abitati, ella avrebbe potuto probabilmente vivere ancora per mesi nella stessa città del suo ex-marito senza, in questo, rendersene conto, maturarne consapevolezza alcuna.
Ma se pur, quel pensiero codardo, per un istante ebbe a dominarla; nel suo animo, nel profondo del proprio cuore, ella ebbe a ricordarsi di essere un ben diverso genere di donna, tale da non poter effettivamente tollerare l’idea di convivere inconsapevolmente con il male incarnato rappresentato da quell’uomo. Ragione per la quale, al di là di tutto, ebbe comunque a proseguire, e a proseguire nei confronti del proprio interlocutore, dicendo: « Comunque… hai fatto bene a dirmelo. Almeno, forse, riuscirò a evitare di spaccargli il cranio contro lo spigolo del marciapiede nello sciagurato caso in cui dovessi incrociarlo… »
« “American History X”… » riconobbe egli la citazione da lei proposta, ignorando volutamente la minaccia in tal modo pur appena udita.
« Esattamente. » confermò la donna, sforzandosi di tornare a sorridere e, in tal maniera, a cancellare, quasi con un colpo di spugna, l’orrendo carico emotivo riversatosi in lei a confronto con l’idea del proprio ex-sposo.

Tuttavia, per quanto ella avrebbe potuto allor impegnarsi nel far finta di non aver sentito nulla, di non aver udito nulla, e, in ciò, che tutto potesse ancor ritenersi quieto e sereno come era stata la sua mattina sino a quel momento; difficilmente il vaso di Pandora così dischiuso nel profondo del suo spirito avrebbe potuto essere richiuso, ed essere richiuso senza conseguenze di sorta. Ragione per la quale, al di là di ogni buona volontà, le motivazioni per le quali ella si era allor sospinta alla ricerca di contatto con il proprio ex-superiore rimasero, ancora, dimenticate, facendo scemare nuovamente quel breve scambio verbale in un ineluttabilmente teso silenzio, nel mentre del quale, ineluttabilmente, i pensieri non avrebbero potuto ovviare a correre in una sola, spiacevole, direzione.
Così come, però, era stato un intervento del capitano Rolamo a dare origine a tanto smarrimento, fu una nuova presa di parola del medesimo a richiamare l’attenzione della donna proprio nella direzione originariamente da lei intrapresa, nel domandarle, in maniera abbastanza diretta, il perché della sua presenza al suo tavolo…

« Quindi…? » incalzò egli, con tono contraddistinto da volutamente marcato disappunto, in termini utili a tentare, in ciò, di forzare la mano alla propria interlocutrice, pretendendo da lei un ritorno in sé, il recupero di quell’equilibrio disgraziatamente perduto « Se non sei venuta per chiedermi di rientrare nella polizia, o per parlarmi del tuo discutibile gusto in fatto di ex, posso sapere a cosa debbo l’onore di questa visita? In altre parole… di cosa hai bisogno?! »

Creare un corto circuito fra quell’incontro e la necessità di qualcosa da parte della donna avrebbe avuto a doversi considerare forse ingiusto nei suoi confronti, giacché, comunque, a dispetto di quanto avrebbe pur potuto compiere, ella si era dimostrata, in quegli ultimi tre anni, sempre estremamente corretta nel mantenere separati i vari aspetti della propria vita e nel non frammischiare eventuali fabbisogni personali, più o meno collegati al proprio nuovo impiego, con le occasioni di incontro con lui o con altri ex-colleghi. Ciò non di meno, in quel particolare contesto, egli si riservò volutamente l’occasione di imporle simile torto verbale, così come dell’ingiusto tono adottato, al solo scopo di costringerla, in maniera speranzosamente efficace, a riconquistare la lucidità perduta, con la speranza che il suo spirito ribelle compisse il resto del miracolo a partire da quella prima provocazione.
E se, pur, da parte di chiunque altro, quello avrebbe avuto a doversi considerare uno sgradevole azzardo, da parte sua, del capitano Lange Rolamo, tutto ciò non avrebbe mai potuto essere frainteso, nelle proprie ragioni, nelle proprie motivazioni, da parte della donna; la quale, malgrado il proprio intimo smarrimento, ebbe, a confronto con ciò, ragione per riprendersi d’animo e, soprattutto, ritornare, con la propria mente, all’attualità per lei di maggiore interesse, di maggiore importanza… l’attualità atta a prendere in esame il caso Anloch, ossia il reale motivo per il quale, ella, si era allor riservata occasione di disturbarlo durante la propria frugale pausa pranzo.

« Di un piccolo aiuto. » a domanda, rispose ella, ovviando a qualunque ulteriore giro di parole, a qualunque approcciò più indiretto e moderato, laddove, con quanto era appena accaduto, la sua mente non avrebbe saputo considerarsi in grado di elaborare sentenze più complesse rispetto a quella così proposta.

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