11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

domenica 16 aprile 2017

RM 105


Nessuno fra loro avrebbe voluto sfidare Midda Bontor: non per giuoco, ancor meno realmente. Così, tanto l’uno quanto l’altro rimasero in silenzio dopo quelle ultime parole, quel serio monito, accettando il rimprovero e il castigo loro imposto, in misura tale che, una volta liberati l’uno dalla mano di freddo metallo, l’altro dalla presa di Ma’Vret, ebbero ad avviarsi nella direzione delle proprie cuccette, senza aggiungere altro, senza neppur prendere in ipotesi l’idea di aggiungere altro.
Rimasti soli, Midda, Ma’Vret, Heska e Lys’sh ebbero a confrontarsi con il disastro causato dai due fratelli, ragione per la quale, soprattutto in loro assenza, non avrebbero avuto granché brama di festeggiare. Ciò non di meno, a non considerare definitivamente rovinata la serata, ebbero a risistemare alla meglio il tavolo e quanto precedentemente lì sopra disposto, per ritornare ad accomodarsi quasi nulla fosse accaduto. Ma qualcosa, nel frattempo, era accaduto, e la prima a prendere voce, a tal riguardo, fu Heska, la quale non poté ovviare a cercare un confronto, con gli altri presenti, proprio sulle motivazioni che potevano aver dato origine a tutto quanto.

« Sono io… oppure la reazione di Be’Wahr è stata un po’ più aggressiva rispetto al solito…? » domandò, osservando il proprio bicchiere, parzialmente svuotato, e non per suo merito « Cioè. Conosciamo tutti quei due, e abbiamo sentito più volte Howe insultare il fratello, anche in maniera obiettivamente pesante, senza che questi arrivasse a reagire così come, invece, è accaduto questa sera… »
« Probabilmente è stata soltanto un po’ di adrenalina residua. » provò a giustificare Ma’Vret, non desiderando in realtà giudicare i due compagni, soprattutto in loro assenza « E’ stata una giornata decisamente lunga per tutti… e un po’ di tensione accumulata potrebbe essere stata innescata in maniera involontaria da una qualche frecciatina di troppo. »
« Dici…? » esitò la bionda, arricciando appena le labbra con fare pensieroso, nel valutare l’ipotesi così formulata « Non so. C’era qualcosa nello sguardo di Be’Wahr che mi ha colpito… non sembrava essere la solita reazione, per quanto arrabbiata, agli eccessi di Howe. »

Lys’sh, che in tutto quello era rimasta in silenzio, apparve insolitamente pensierosa nel confronto con tutto quello, al punto da attrarre l’attenzione di Midda. La quale, avendo forse già una propria personale ipotesi nel merito di quanto stesse accadendo, si limitò a serbare nel proprio cuore quella particolare nota, non desiderando rischiare, in qualche modo, di porre in imbarazzo la propria amica, la propria sorellina, più di quanto, ciò che era lì accaduto, non avesse probabilmente fatto.
In conseguenza di ciò, anzi, Guerra volle intervenire a definire la chiusura dell’argomento, riportando l’attenzione dei presenti su altro…

« Cambiando argomento… » premesse, a dichiarare in maniera inequivocabile il proprio intento, in termini che, probabilmente, i suoi interlocutori avrebbero potuto interpretare qual desiderio, da parte sua, di non dedicare uteriore attenzione a quella scaramuccia, per non renderla più importante di quanto non avrebbe avuto senso considerarla « … quando è stata l’ultima volta che avete sentito le vostre famiglie…? »
« Mmm… » esitò Ma’Vret, socchiudendo gli occhi nell’osservare con rinnovato interesse la loro indomita condottiera, cercando di comprendere il senso di quella richiesta, le ragioni alla base di una simile domanda « Perché questa domanda…? »
« Nissa è stata abbastanza chiara a tal riguardo. » volle ricordare Heska, unendosi al dubbio in tal maniera implicitamente espresso da Ebano, esplicitando maggiormente il senso del medesimo, laddove, eventualmente, esso non fosse trasparso in maniera sufficientemente esplicita « Dall’inizio della missione, sino al termine della stessa, nessun contatto interplanetario, non con le nostre famiglie, non con altri. In caso contrario rischieremmo di rendere triangolabile la nostra posizione dalla Loor’Nos-Kahn… »
« … e questo sarebbe male. » annuì il primo, a supportare e concludere l’argomentazione proposta dalla bionda compagna d’arme, cercando, probabilmente quanto lei, di aggrapparsi alla razionalità propria di quella richiesta onde evitare di lasciarsi dominare dalla nostalgia per propria moglie e per i propri figli, i quali, ovviamente, gli mancavano in quel frangente in maniera devastante.
« Nissa è sempre un po’ troppo estremista nelle proprie decisioni. » minimizzò Midda, scuotendo appena il capo « Il giorno in cui sono piombata a casa vostra, per sottrarvi dalle vostre vite, ho chiesto a tutti voi un enorme sacrificio. E a chi, fra voi, nel frattempo aveva cercato di rifarsi una vita, una nuova vita, da soli, o, ancor più, con una famiglia al fianco, ho chiesto un sacrificio ancor maggiore. » argomentò, in tal maniera non soltanto includendo esplicitamente Heska e Ma’Vret, i quali, per seguirla, avevano accettato implicitamente il rischio, l’eventualità di non poter più tornare a stringere i propri amati e i propri figli, ma anche non escludendo da tale tesi neppure Lys’sh, la quale, dalle passerelle di alta moda, per lei, aveva accettato di ripiombare nell’inferno della guerra, dal quale, tristemente, la sua vita era sempre stata caratterizzata « E l’unica ragione per la quale riesco ancora a dormire, comunque poco e male, è la consapevolezza di avervi chiesto tanto non per me stessa, ma per i miei figli. Ragione per la quale, francamente, non può che essere assurdo il pensiero di proibirvi di contattare le vostre famiglie per me… non quando, tutto ciò che state facendo, lo state facendo per la mia. »

Sebbene quel discorso fosse stato lì introdotto al solo scopo di distrarre l’attenzione prima focalizzata sulla scaramuccia occorsa fra Howe e Be’Wahr, quanto Guerra si premurò di dichiarare in quel frangente, in quel contesto, avrebbe avuto a doversi considerare pari a una sincera, e addolorata, richiesta di scuse, nel rammarico di quanto, quella sua vendetta privata, quel suo tentativo di riottenere la propria famiglia, stesse allor ponendo in dubbio molte altre famiglie, molte altre vite, nella perdita di una sola delle quali, il senso di colpa che, alfine, l’avrebbe dominata non le avrebbe concesso opportunità di scampo.
In tutto quello, in quel momento, in quel contesto, a seguito di quella loro prima battaglia, pur così vittoriosa, ella non avrebbe potuto ovviare a giudicarsi né più, né meno, qual…

« … un’egoista. » dichiarò sospirando e scuotendo il capo, con rammarico per la consapevolezza che, in tal maniera, ebbe suo malgrado a maturare « Alla fin fine, è questo che sono… » sancì, senza vittimismo, senza attendere una qualche smentita da parte dei propri interlocutori volta a tentare di rassicurarla nel merito di non essere tale, nel non essere quello il suo carattere, nel non essere così lei, in ciò, semplicemente, esponendo la sua visione dei fatti, la sua visione della realtà.
« Credo che, in questo momento, si sia tutti un po’ stanchi. » prese voce Ma’Vret, rispettando l’amica, la compagna, la complice, nel non spendere neppure una parola nel tentativo di negare quanto da lei affermato, ben conoscendone le ragioni, ben comprendendone le motivazioni e, in ciò, ben sapendo quanto ella avrebbe più apprezzato, da parte loro, un’accettazione di quell’accusa a proprio discapito ancor più che un qualche, pur sincero, tentativo di negarla, di rifiutarla, di farle cambiare idea.
« Sono d’accordo. » annuì Heska, anch’ella intuendo il percorso mentale che doveva aver condotto la loro interlocutrice a quella conclusione che non condivideva e che mai avrebbe apprezzato condividere, e che pur, allora, accettò non desiderando mancarle di rispetto, non desiderando porla in difficoltà di fronte a un genere di confronto che, sapeva, non avrebbe apprezzato dover avere « Probabilmente la cosa migliore che possiamo fare è andare a riposare un po’… tanto la rotta è impostata e non c’è alcun bisogno di restare svegli a controllare il nulla cosmico attorno a noi. »
« Riflettete, per favore, sulle mie parole… e non escludete, in maniera sommaria, l’eventualità di contattare le vostre famiglie, al vostro risveglio. » insistette Midda, accettando, comunque, la decisione così presa dagli altri, nella dichiarata conclusione di quella serata « Siamo in guerra… e non sappiamo cosa potrebbe succedere domani. » sancì, volgendo, in tali parole, la propria attenzione anche in direzione di Lys’sh, a non permetterle di sentirsi esclusa dall’annovero dei destinatari di quelle parole.

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