11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

sabato 23 febbraio 2013

1861


« Ehy… tutto bene, Be’Wahr? » domandò ella, lì avvicinatasi inizialmente sospinta dal desiderio di arginare qualunque eccessivo, e potenzialmente dannoso, interessamento da parte delle quattro prostitute ai volumi citati dai due amici, e pur, in quel momento, dimostratasi più interessata a ottenere delle rassicurazioni nel merito delle condizioni di salute del biondo, ancor prima di qualunque altro particolare, fosse anche quello rappresentato da quel piccolo tesoro nel merito del valore del quale alcuno dei due sembrava aver ancora maturato sufficiente consapevolezza, così come dimostrato dalla leggerezza con la quale tale argomento era stato affrontato, quasi avesse da considerarsi una curiosità nel merito della quale dialogare amabilmente attorno a un tavolo, senza preoccuparsi delle possibili conseguenze di troppa disponibilità « Mi sembri… strano. Pallido. » cercò di esplicitare il proprio dubbio, a motivare il perché del proprio interrogativo, della questione così formulata.
« Campionessa… » la salutarono, e in ciò la omaggiarono, quasi in coro le quattro ragazze, dimostrando, qual conseguenza del suo arrivo, un momento di imbarazzato disagio..
« Io… sì… » tentò di replicare il mercenario dal corpo strettamente fasciato in ormai non più candide bende, utili non tanto a mantenere protette delle ferite, quanto e piuttosto a celare la moltitudine di tatuaggi con i quali, errore di gioventù, aveva abbondantemente e irrimediabilmente decorato tutto il suo corpo, busto, schiena, spalle e braccia.
« Più strano del solito?! » propose Howe, ancora scherzoso, e ancora intento a cercare di minimizzare quanto accaduto, non per mancanza di interesse, di premura, verso il fratello, quanto e piuttosto nell’inalterato e sempre egoistico desiderio di non veder sfumare la serata di tranquillità e di svago per così come loro inizialmente offerta, quasi il solo preoccuparsi per eventuali problemi avrebbe potuto renderli più reali, più concreti di quanto possibilmente già non fossero.
« Be’Wahr…?! » insistette la mercenaria, non offrendo alcun credito alle provocazioni del mercenario di origine shar’tiagha, e, in quelle parole, invitando anche il biondo a fare altrettanto, concentrandosi su di lei e sulla propria implicita domanda, subito riproposta in maniera esplicita « Sei sicuro di sentirti bene, Be’Wahr…? »
« Sì… sto bene… » confermò questi, offrendole ora un sorriso tirato « Per un istante mi era sembrato di essere in grado di ricordare quanto stesse succedendo prima ancora che accadesse… però ora è passato. » condivise con lei quanto, del resto, già proposto a ogni altro astante attorno a quel tavolo, non avendo ragione per negarle simile spiegazione, benché, ormai, inapplicabile, dal momento in cui quelle ultime battute intercorse fra loro non avevano stuzzicato, nel profondo della sua mente, alcuna sensazione di già vissuto, così come pocanzi accaduto.

Midda Bontor, un tempo marinaio e avventuriera, successivamente e ancor allora mercenaria e avventuriera, divenuta professionista della guerra esattamente così come già lo era dei mari, aveva vissuto troppe situazioni bizzarre, troppe avventure al limite dell’incredibile e, non raramente, anche oltre tale confine, per potersi permettere di offrire critica alla propria innata paranoia, a quel sentimento di diffidenza nei riguardi di tutto e di tutti che, da sempre, le aveva permesso di sopravvivere a tutto e a tutti, ogni qual volta che qualcosa o qualcuno aveva attentato al suo diritto a godere di una nuova alba.
In grazia di ciò ella non avrebbe mai potuto minimizzare, al pari di Howe o, persino, dello stesso Be’Wahr, quella sensazione di déjà vu: non perché necessariamente indicativa di un qualche pericolo, di una qualche minaccia, quanto e piuttosto perché potenzialmente indicativa di un problema. Ed ella, per propria esperienza, era consapevole di quanto un problema latente, presto o tardi, sarebbe diventato un problema predominante… e predominante in misura tale, certamente, da diventare fonte di pericolo, e di pericolo letale, per tutti loro.
Meglio, pertanto e dal suo punto di vista, preoccuparsi inutilmente per una questione inesistente, piuttosto che ritrovarsi con una freccia in mezzo alla schiena per non essersi adeguatamente preoccupati quando se ne aveva avuto l’occasione. E nel considerare come, con una freccia in mezzo alla schiena, la Figlia di Marr’Mahew aveva già avuto spiacevole occasione di trovarsi, avrebbe fatto tutto il possibile per evitare di replicare la questione, metaforicamente e non.

« E ora è passato? » gli fece, così, ritardato eco, ripentendo forse retoricamente quelle parole, per cercare un’ulteriore conferma, atta a garantirle relativa certezza nel merito che il fenomeno, di qualunque natura avesse da considerarsi, fosse realmente concluso « Niente più strane sensazioni…? »
« … ma dici sul serio?! » intervenne Howe, aggrottando la fronte con fare critico nei confronti della compagna, quasi non approvasse, da parte sua, tanto interesse a tal riguardo « Ha bevuto troppa birra, tutto qui. Ancora un boccale e lo ritroveremo steso a terra a contare i sorci verdi che vedrà intenti a ballargli sopra la pancia. » auspicò, storcendo le labbra verso il basso in una smorfia di disapprovazione, forse per il fratello, forse per l’amica eccessivamente preoccupata per una questione da lui considerata qual inesistente « Ti preoccuperai anche per questo, quando accadrà? »
« Fossi in te, invece di preoccuparti di cosa io mi possa preoccupare o no, mi preoccuperei della mia salute, mio caro Howe… » replicò ella, volgendo ora i propri occhi color ghiaccio verso quell’interlocutore, con aria di trasparente rimprovero, ben lontana dal porsi desiderosa di tollerare quel comportamento, così come mai l’aveva tollerato in passato, ogni qual volta egli aveva ceduto a eccessiva insolenza, non per cattiveria, chiaramente, ma per semplice incapacità a offrire a ogni cosa il proprio giusto peso e, in ciò, a offrire anche alle proprie stesse parole la responsabilità per le quali, pur, non avrebbe dovuto o potuto considerarsi esente « Passa il tempo, ma talune cose non cambiano mai… non è vero?! » sorrise poi, più ironica che sarcastica, nel tentativo di stemperare la tensione.
« Hai ragione… scusami. » commentò allora egli, chinando appena lo sguardo, sinceramente pentito di essersi lasciato andare a un comportamento tanto stolido qual quello appena reso proprio, il quale, benché non inedito, non avrebbe per tal ragione dovuto essere giustificato.

Al di là di ogni possibile discussione intercorsa fra lei e Howe, Midda era comunque consapevole di quanto, allo stesso modo in cui teneva a Be’Wahr pur non risparmiandogli alcuna occasione di scherno, egli le fosse egualmente affezionato, in un legame che, se possibile, era stato reso ancora più forte in conseguenza alla disavventura che l’aveva visto perdere il proprio mancino e guadagnare, al suo posto, quella protesi dorata fortunatamente inanimata. In tale occasione, del resto, ella aveva condiviso con lo shar’tiagho una parte significativa del proprio passato, della propria più tragica storia e, benché non gli avesse raccontato ogni dettaglio, quanto egli aveva scoperto autonomamente era stato più che sufficiente a creare, fra loro, un vincolo decisamente forte, la complicità propria dei sopravvissuti.
Per questa ragione, benché egli non mancasse ancora e sovente di offrire il peggio di sé, in toni e scelte lessicali discutibili, in alcun caso avrebbe dovuto essere considerato assente, da parte sua, sincero e vibrante rispetto per lei. Un rispetto in nome del quale, inevitabilmente, finiva per tradursi in una richiesta di scuse, onesta e carica di rammarico, non appena veniva richiamato all’ordine, fosse anche e solamente con uno sguardo, uno sguardo intriso di maggior significato rispetto a quanto non avrebbero potuto renderlo proprio mille e ancor mille altri significanti.

« Non ti preoccupare. » minimizzò quindi la Campionessa di Kriarya, a conclusione di quella breve parentesi, per riportare l’attenzione a Be’Wahr, in attesa della sua conferma finale.
« Va tutto bene! » esclamò allora il biondo, sorridendo finalmente rasserenato « Probabilmente il mio fratellone ha ragione… devo aver bevuto una pinta di troppo. Anche perché, se davvero potessi ricordare gli eventi futuri, di certo non mi sarei fatto mancare il ricordo di questo momento! » sancì, trattenendosi a stento dallo scoppiare a ridere innanzi all’espressione penitente assunta da Howe a seguito del rimbrotto subito.


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