11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

mercoledì 30 gennaio 2013

1837


Assolutamente meritevole di rispetto avrebbe dovuto essere riconosciuto, in tutto ciò, il contegno e l’autocontrollo di cui Be’Sihl Ahvn-Qa si dimostrò essere allora capace, laddove qualunque altro uomo, al suo posto, nei suoi panni, avrebbe avvertito probabilmente le proprie tempie esplodere improvvisamente per l’eccitazione incontenibile, e non sarebbe stato in grado di trattenersi così come egli si dimostrò essere, non tradendo, in tal senso, la fiducia in lui riposta dalla compagna. Abituatosi, dopotutto, per tre lunghi lustri a mantenere i propri sentimenti per quella straordinaria donna ben celati nel profondo del proprio animo, infatuato di lei sicuramente sin dal primo giorno, innamorato probabilmente a partire già dal secondo, e pur timoroso di poterla perdere con la stessa facilità con cui avrebbe perduto l’acqua del mare, o la sabbia del deserto, attraverso le proprie dita se solo avesse tentato di trattenerla; egli era riuscito, proprio in grazia di ciò, a compiere quanto nessun altro uomo prima di lui aveva avuto successo a compiere: legarla a sé… e legarla a sé indissolubilmente.
Beninteso come Be’Sihl non fosse stato il primo amante della Figlia di Marr’Mahew, non fosse stato il suo primo compagno né il suo primo amore; egli, nella benevolenza degli dei, sarebbe infatti e probabilmente e comunque stato l’ultimo, laddove, in quell’eterno corteggiamento, nel legame di profonda complicità, intima amicizia che era riuscito a edificare giorno dopo giorno, con la propria presenza costante al suo fianco, con la solida certezza rappresentata dalla propria partecipazione alla sua esistenza, era riuscito a rendersi non solo desiderato, ma addirittura irrinunciabile nella sua stessa vita, in una misura che persino ella avrebbe dovuto essere, ed era, oggettivamente spaventata ad ammettere qual tale. Né Salge Tresand, primo vero amico e amante di un’ancor fanciulla Midda Bontor intenta a solcare i mari del sud qual marinaia; né Ma’Vret Ilom’An, antagonista e complice nei primi anni della sua carriera qual mercenaria e avventuriera; due fra le più importanti e prolungate relazioni sentimentali che avevano visto impegnata quella particolare figura, erano stati in grado di trattenerla a sé, malgrado ogni sforzo da entrambi in tal senso. Al contrario Be’Sihl, forse più saggio, o forse più maturo nel proprio rapportarsi con lei e con i propri sentimenti, aveva compreso quanto controproducente sarebbe stato, per lui, cercare di imporle la propria presenza, tentare di imporle il proprio pur sincero sentimento, preferendo a tale possibilità, a simile scelta, quella altresì volta a legarla a sé, al di là di ogni razionalità e di ogni emotività, in una misura tale per cui, anche innanzi a qualunque ostacolo, a qualunque imprevisto, ella non sarebbe stata in grado di sfuggirgli, in quanto avrebbe significato sfuggire anche a se stessa.
Quindici lunghi anni di attesa erano così stati necessari alla Campionessa di Kriarya per maturare la consapevolezza di non poter né voler più vivere lontana da quell’uomo. Quindici lunghi anni, comunque, che erano stati per lui tutti ampliamente ripagati, e ripagati dal ciò che, alfine, aveva ottenuto, aveva conquistato: non solo un rapporto d’amore contraddistinto da una passionalità travolgente, da un ardore incandescente più di quello proprio del sole; non solo un’amicizia e una complicità difficili persino a considerarsi qual reali, qual esistenti, nella propria completezza; quanto e ancor più un legame in grado di superare qualunque ostacolo, fisico e non, quali pur, praticamente subito, non erano loro mancati. Per tal ragione, benché ella stessa non si fosse negata un tentativo utile a sottrarsi da lui, con tanto di dolorosa lettera d’addio nella quale dichiarava la propria ferma intenzione a considerare la loro relazione qual conclusa; quand’egli era riuscito nuovamente a raggiungerla, a porsi innanzi a lei, irrefrenabile come la vita, inevitabile come la morte, il loro amore non aveva potuto essere nuovamente rifiutato, il loro legame non aveva potuto essere infranto. Né allora… né successivamente.

« Non so per quale strana ragione, avverto un’impellente necessità di chiudere anticipatamente la locanda, questa notte… » si concesse, nonostante tutto, occasione di replica egli, al di là di ogni pur ferma capacità di autocontrollo costretto a un profondo respiro per non cedere a quell’evidente, maliziosa e divertita provocazione, che non avrebbe potuto evitare di stuzzicarlo nel vivo, in quanto, comunque, costituito da calda carne viva e pulsante, e non da fredda pietra morta e inanimata qual solo avrebbe dovuto essere per ignorarla completamente « E questo malgrado le consumazioni stiano andando decisamente bene. »
« Mmm… questo sarebbe un grave errore da parte tua, mio buon locandiere. » constatò ella, socchiudendo appena gli occhi nell’osservarlo con occhi di ghiaccio fra lunghe palpebre nere « Per quanto affascinante e con un paio di glutei niente male, difetti un po’ nella gestione degli affari, a quanto sembra… » lo rimproverò, con giocosa dolcezza, scuotendo appena il capo « Come, del resto, dimostra il fatto che mi hai fatto pagare sempre troppo poco l’affitto a uso continuato ed esclusivo della mia camera. »
« E da quando saresti un’esperta in questo genere di cose?! » domandò, raccogliendo nuovamente il vassoio, opportunamente svuotato, dal bancone, per prepararsi ad allontanarsi da lei quanto sufficiente ad andare a recuperare un nuovo carico di boccali vuoti, in ciò riservandosi tempo sufficiente a sbollentare, almeno in minima parte, l’eccitazione, altrimenti insostenibile.
« Dimentichi forse quanto io sia solita farmi pagare almeno cinque o sei volte tanto il compenso inizialmente pattuito, per le mie imprese? » obiettò la donna, strizzando l’occhio sinistro con fare complice « Se desideri, potrei darti delle lezioni di economia, più tardi… ma ti avviso, sono un’insegnante estremamente severa. E non tollererò alcun genere di distrazioni da parte tua. » soggiunse, lasciando chiaramente intendere come, tuttavia, si sarebbe impegnata con tutte le proprie energie per negargli qualunque possibilità di concentrazione.

Con un nuovo, profondo respiro, Be’Sihl si costrinse, letteralmente, ad allontanarsi da lei, incerto di poter ancora a lungo altrimenti resistere a quei suoi insistenti attacchi.
In effetti, fatta eccezione quei brevi intervalli riservatisi nello sparecchiare i tavoli o nel servire i clienti, affiancando in tal senso i propri garzoni, in quella serata al locandiere non stava venendo concessa occasione di tregua da parte della donna, la quale in tal senso sembrava intenta a cercare di sopperire all’assenza di una bella rissa, di quelle che ella aveva sempre gradito, ma che, nel proprio nuovo ruolo di Campionessa della città, erano divenute ormai sempre più rare. Una comprensibile scarsa predisposizione all’autolesionismo, del resto, doveva essere giustificata nelle sue potenziali controparti in quel genere di attività da lei considerate ricreative; dal momento in cui, dopo averla vista affrontare e vincere quanto di più simile a un esercito di colossali divinità oscure precipitato ad assediare la capitale, soltanto folle sarebbe stato presupporre una qualsivoglia ricerca di competizione con lei, anche in termini non necessariamente letali quale pur una piacevole zuffa avrebbe potuto essere. E anche se non avrebbe potuto che iniziare a temere quell’erotico assedio al quale, istante dopo istante, diventava sempre più difficile resistere; il locandiere shar’tiagho, da sempre critico nei riguardi di un simile genere di intrattenimento per la propria amata, non avrebbe comunque potuto che apprezzare nei termini più assoluti, l’idea di non vederla più costretta a una continua e ossessiva serie di scontri motivati soltanto da futili motivi, il più sciocco fra tutti i quali, certamente, avrebbe dovuto essere riconosciuto, da parte sua, quello volto a ottenere, nella sconfitta e, meglio ancora, morte della Figlia di Marr’Mahew, il retaggio di gloria derivante da tale impresa.

Una serenità pertanto gradita, la quale, purtroppo per lui, non avrebbe dovuto essere considerata qual destinata a perdurare, così come una voce a lui del tutto sconosciuta volle evidenziare con due semplici parole: « Bella spada… »

Un’affermazione apparentemente innocua, quella allora espressa da una sconosciuta figura maschile ferma sulla soglia d’ingresso de “Alla Signora della Vita”, che, malgrado la confusione presente all’interno dell’amplio locale, risuonò qual perfettamente intellegibile e costrinse tutti a un immediato silenzio, nella comune e sin troppo banale intuizione della sola, possibile destinataria di una tanto gratuita provocazione…

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