11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

www.middaschronicles.com
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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

lunedì 27 agosto 2012

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Scena V

(Come già il tavolo e le sedie per la scena della cena, venga ora condotto rapidamente sul palco un letto. Nulla di elaborato o particolarmente elegante: un semplice letto di grandi dimensioni, che abbia poi da essere abbellito nelle proprie forme e nei propri ornamenti, dalla fantasia degli spettatori.)
(A quel letto, senza dire troppe parole, si accinga Ah'Lashia, madre di Ah’Reshia, entrando con passo leggero e una lunga camicia da notte a coprirne le forme, nel mentre in cui chiunque altro coinvolto nell’allestimento di quella scena si allontani, lasciando la donna e il letto soli protagonisti sul palco.)
(Ah’Lashia, appena svegliatasi, ancora non è stata informata dell’orrore che ha coinvolto il marito e il cognato, e, come ogni mattina, si pone ai piedi del letto con una spazzola in mano, per si impegna lisciare i propri lunghi capelli, e acconciarli con cura, in uno dei pochi impegni che, come moglie del principe, le riempie la giornata. Dalle sue labbra sorga un leggero canto, che sia offerto con energia sufficiente a spingersi sin’anche all’attenzione degli spettatori.)
(Sia scelta la canzone qual più congeniale all’attrice, tale da permetterle di canticchiarla con naturalezza qual melodia quasi involontaria in accompagnamento ai propri gesti lenti e ripetitivi. E tale, anche, da offrire un breve momento di rottura rispetto alla tensione precedente, che a breve andrà a credere in misura sin’anche maggiore.)
(Nel mentre della canzone, con passo rapido e con fare affannoso, compaia in scena, dalla sinistra del palco, Ah’Reshia, quasi rotolando a terra nel tratto finale, tanta la foga che la animi.)
Ah’Lashia – Figlia! (Esclama, levandosi di scatto dal letto, spaventata da quell’ingresso tanto rocambolesco.) Sono questi i modi per entrare nelle stanze di tua madre? Se tuo padre scoprisse quant’ancora hai da apprendere sull’educazion…
Ah’Reshia – Se mio padre lo scoprisse,… (Ansima, per il fiato grosso guadagnato nell’accorrere da lei.) … probabilmente mi ucciderebbe con lo stesso pugnale con il quale ha appena ucciso suo fratello Mu’Reh! (Annuncia, senza troppi preamboli, non avendo il tempo per poterseli permettere.) Presto, madre… dobbiamo andare. Dobbiamo partire ora, e cercare rifugio lontano da qui, con una scusa qualunque! (La sprona, subito offrendo una possibile spiegazione al loro repentino allontanamento.) Necessitiamo di acquistare nuovi vestiti… e lo dobbiamo fare subito!
(In conseguenza al fiume di parole che Ah’Reshia offre alla madre, questa appare decisamente confusa, perdendosi quasi l’intera affermazione, salvo l’esortazione finale ad allontanarsi da lì per andare a fare compere. Per tale ragione, ella reagisce in termini non propriamente adeguati, scuotendo il capo e rimproverando la figliuola.)
Ah’Lashia – Ah’Reshia Ul-Geheran … ormai dovresti essere consapevole di non essere più una bambina. E, per tale ragione, di non poterti permettere più qualunque capriccio. (Sospira, scuotendo il capo.) Pensi forse che io possa uscire in queste condizioni? Mi sono svegliata da poco e, se uscissi con questi capelli, mi prenderebbero per una pazza o per una strega. E’ questo che vuoi che pensino di tua madre?!
Ah’Reshia – (Osservando attonita l’interlocutrice, non credendo alle parole che ha appena udito.) Scusami, madre. (Riprende voce, cercando di impostarsi in termini che forse ella possa meglio apprezzare.) L’enfasi conseguente alla morte di mio zio, vostro cognato, deve avermi offuscato la capacità di ragionare in maniera ordinata, spingendomi a una tanto inappropriata irruzione dei tuoi alloggi. (China il capo, sperando che, dietro a tanto formalismo, ella possa finalmente apprezzare l’informazione più importante prima sfuggitale.)
Ah’Lashia – Tuo zio, mio cognato…?! (Ripete, dandole soddisfazione.) Di cosa stai parlando, Ah’Reshia? Cosa è successo a Mu’Reh? E dove è tuo padre?!
Ah’Reshia – Mio padre sta venendo qui per ucciderti, madre, convinto che fra te e il suo defunto fratello esistesse una relazione a suo discapito. (Annuncia, ora riprendendo in parte l’enfasi appena abbandonata.) E’ mio vivo consiglio quello di ripensare ai difetti di qualche capello in disordine, valutandoli come ben poco danno rispetto alla perdita della propria vita.
(Ah’Lashia appaia necessariamente sconvolta e, in ciò, incapace immediatamente di reagire alle parole della figlia. Comprende subito che non è uno scherzo, anche perché, in effetti, Ah’Reshia non è mai stata particolarmente esuberante nei propri giuochi, e di certo mai è arrivata ad annunciare una morte per semplice svago.)
Ah’Reshia – Madre! Andiamo, ti prego! (La esorta, allungando le proprie mani verso le sue, per invitarla ad alzarsi e ad allontanarsi con lei.)
(In quel momento, sempre dalla sinistra del palco, si oda il rumore di pesanti passi che si stanno avvicinando, riecheggianti oltremodo, quasi gli dei stessi volessero terrorizzare le due donne, o, forse, porle in guardia, avvisandole del pericolo imminente.)
Ah’Lashia – E’ tardi… è tardi figlia mia… (Scuote il capo, udendo quei terribile suono sopraggiungere.) Devi andartene… devi scappare tu, lontano. Lontano.
Ah’Reshia – No, madre. (Scuote il capo con vigore.) Io non ti lascio. Non ti abbandono né ti abbandonerò mai. (Definisce con energia.) Affronteremo insieme mio padre e lo scacceremo, là da dove è venuto!
(Il suono dei passi ormai si imponga qual assordante, tale da non concedere troppo tempo alle due donne. Non riuscendo a trovare un posto migliore nel quale cercare rifugio, Ah’Reshia venga spinta dalla madre sotto al letto, là dove…)
Ah’Lashia – … se non farai un fiato non ti troverà. (La avverte, spingendole i capo sotto al letto.)
Ah’Reshia – Ma madre… ti vuole uccidere! (Cerca di protestare, non volendo essere muta testimone di un secondo delitto, ora, tuttavia, non più involontaria.)
Ah’Lashia – Taci, figlia mia, taci per il bene di entrambe! (La rimprovera, mentre già una gamba di Mu’Sah compare in scena sulla sinistra del palco.) Se io dovessi morire, non rendere il mio sacrificio vano… e tieni anche questa!
(Con tali parole, Ah’Lashia spinge anche la testa della figlia sotto al letto insieme alla propria spazzola, con la quale pochi istanti prima era impegnata in un sereno rito quotidiano; giusto in tempo per rialzarsi e notare la presenza del marito, nel frattempo entrato completamente nella stanza.)
Ah’Lashia – Oh… dei. (Sobbalza, portandosi una mano al petto.) Che paura mi hai fatto prendere, mio signore. Mi sono chinata a cercare ove accidenti possa essere finita la mia spazzola e non ti ho sentito arrivare… (Rialzandosi in piedi e rassettandosi la vestaglia.) Quali sono i tuoi desideri, mio sposo? E’ da lungo tempo che non mi fai visita in un contesto tanto intimo.
Mu’Sah – Non ve ne era bisogno… vero? (Domanda, con il medesimo tono ringhioso già dedicato al fratello all’inizio della loro lite.) D’altronde, in questi ultimi anni, vi è stato qualcun altro a soddisfare le tue voglie, in mia assenza.
Ah’Lashia – Mu’Sah… non so di cosa tu stia parlando! (Esclama, scandalizzata da quell’accusa, celando perfettamente il fatto di averla già udita, indirettamente, dalle parole della figlia.)
Mu’Sah – Lurida sgualdrina! (Balza in avanti, afferrandole il collo con la sinistra e, spingendola, di peso, sul letto, in una posizione non dissimile da quella che già ha adottato per uccidere il fratello.) Te la sei intesa per tanto tempo con Mu’Reh da considerarlo, ormai, una normalità tale per cui mi dovrebbe essere interdetta la possibilità di incollerirmi?!
Ah’Lashia – Co… così mi so… soffochi… (Geme, inchiodata sotto il suo peso, già certa della propria imminente morte e, tuttavia, non desiderosa di sacrificarsi innanzi all’ira del marito.) Io… io… non ti ho mai tradito… mai… tradito, Mu’Sah…

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