11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

domenica 27 maggio 2012

1590


F
orse in grazia all'odore assunto attraverso il sangue e gli altri fluidi corporei dell'oni; forse in conseguenza a nascondiglio da lei scelto e alla protezione offertale da quelle foglie secche; forse e ancora in virtù di una qualunque altra ragione da lei non meglio distinguibile; la notte di Guerra trascorse in assoluta serenità, priva del disturbo di qualunque mostro e, anche, di qualunque animale predatore pur necessariamente presente entro quella foresta. Ragione per la quale, sebbene ben lontana dal potersi definire soddisfatta da ciò, ella poté concedersi un riposo più profondo di quanto non avrebbe gradito concedersi, lasciandosi, addirittura, sorprendersi dal sole ad almeno un'ora, forse due, dalla sua ascesa in cielo, dall'alba di un nuovo e straordinario giorno… lei che, altresì, era solita attendere tale evento con gli occhi già aperti, con lo sguardo già attento, con il cuore già frenetico nel suo petto, sotto il suo seno sinistro, presentandosi in tutto ciò non dissimile da un'amante in attesa dell'arrivo del proprio amato, del proprio compagno e complice, in pena per il suo ritardo ancor prima che esso potesse realmente occorrere.

« Dannazione… » imprecò a denti stretti, rimproverandosi per la propria mancanza, per la propria indolenza, quasi ciò avesse da essere riconosciuto qual colpa ancor prima che merito, merito comunque tale nell'averle concesso un maggiore ristoro di quanto, altresì, ella non sarebbe stata solita concedersi.

Tutt'altro che permissiva, più con se stessa ancor prima che nei riguardi di altri, Guerra odiava dimostrarsi più debole di quanto non fosse stata in passato, per quanto, oggettivamente, la sua forma fisica, la sua prestanza, e il suo valore, avessero da riconoscersi ancor più che competitivi con guerrieri facenti propri la metà dei suoi anni, sebbene la sua età, ormai, avesse superato limiti considerati pressoché impossibili da raggiungere nelle terra dalle quali proveniva. Impossibili per una comune persona, inaccettabili, addirittura, per chi avente reso della guerra la propria vita, come un soldato regolare o uno di ventura, suo pari. Del tutto indifferente a tal considerazione, a simile pensiero; del tutto indifferente a quella che, ancora, avrebbe dovuto essere considerata una sua straordinaria unicità; ella non lesinava mai insulti a proprio stesso addebito nei momento in cui la sua umanità, la sua mortalità, indissolubile e pur mai rinnegata, emergeva con prepotenza, così come in quel momento. Ragione per la quale, anche allora, non mancò di rimproverarsi, più o meno violentemente, per quella che volle giudicare un proprio fallimento, là dove, comunque, chiunque altro avrebbe riconosciuto, semplicemente, un momento di debolezza.
Non gratuita, in verità, avrebbe dovuto essere comunque considerata quella sua intolleranza contro se stessa, dal momento in cui nella sua sin troppo lunga esistenza, il primo, solo e concreto insegnamento che aveva imparato era proprio quello, era proprio come un semplice momento di debolezza, qual avrebbe potuto classificare anche quel suo ritardo del risveglio, avrebbe potuto costarle la vita nel momento sbagliato. Non che qualche ora in più di sonno le avrebbe potuto recare danno… ma, per principio preso, ove si fosse iniziata a concedere una simile permissività, inevitabile sarebbe stato, per lei, essere coinvolta in una spirale negativa, dalla quale difficile sarebbe stato poi risollevarsi.

« Quanto odio essere invecchiata. » sussurrò storcendo le labbra verso il basso, nel rialzarsi da terra, scuotendosi tutte le foglie dal corpo e verificando, nel contempo, la situazione a sé circostante « Qualcuno mi restituisca la giovinezza, vi prego. » commentò, più scherzosa che sincera… o forse più sincera che scherzosa, impossibile a dirsi in conseguenza dei suoi toni e del contesto lì attuale.

Sciacquatasi la bocca per pulirla dai residui della notte, e svuotatasi la vescica e l'intestino nell'espletare quelle irrinunciabili professioni di natura mortale, umana o animale che dir si volesse; Guerra non rinunciò a dedicare mezz'ora del proprio tempo a un minimo di esercizio fisico, utile non solo a risvegliarla completamente ma, ancor più, a confermarle in quale situazione avesse da considerarsi il proprio corpo. Fortunatamente, salvo qualche inevitabile indolenzimento, probabilmente corrispondente a necessari ematomi non visibili al di sotto della sporcizia; la giornata precedente non le aveva lasciato spiacevoli ricordi fisici, oltre a quelli, ovviamente, mentali che, nel contempo dei propri esercizi, volle ripercorrere con attenzione, nell'analizzare le proprie azioni, le azioni dei propri avversari e, ancora, il contesto in cui tutto ciò occorse, sperando di poter, in tal modo, delineare uno scenario più completo, utile a smentire o confermare le sue supposizioni in merito alla presenza di uno stregone o di una strega ancor prima di qualche gatto mannaro. E tutte le sue riflessioni a tal riguardo non poterono che confermare quanto già supposto, costringendola a porsi in guardia da eventuali nuovi avversari evocati al solo scopo di rallentarne l'ascesa in direzione della supposta locazione di coloro responsabili per la strage nel villaggio.
In tutto questo, ella non poté ovviare a riportare i propri pensieri sulle memorie riguardanti i propri precedenti incontro con streghe o stregoni, non solo in Hyn ma, più in generale, nella propria intera vita, ritrovando fra tutti, sopra a tutti, inevitabilmente l'immagine della propria mai apprezzata suocera, la regina Anmel. E, in un'inaspettata brezza di ottimismo, ella non poté evitare di riflettere che, una volta sconfitta Anmel, difficilmente altre minacce di natura mistica avrebbero potuto spingerla a una reale preoccupazione, a una qualche ragione di dubbio sulle proprie possibilità per il futuro.

« Malgrado tutto sei ancora in gamba… » si volle ricordare, sorridendo con maggiore permissività di quanto non se ne fosse concessa prima « … senza dimenticare, poi, quanto tu sia ancora un splendida donna! » soggiunse maliziosa, contemplando il proprio corpo, nel riflesso della propria spada, impegnato al compimento di quegli esercizi ormai entrati a far parte indissolubile della propria quotidianità, dove nulla, negli ultimi trent'anni le aveva impedito di compiere quel proprio rito.

Invero, Guerra non era mai stata una donna particolarmente vanitosa.
Sicura di sé, certamente. Vanitosa, no. Se così fosse stato, del resto, non avrebbe trascorso la propria giovinezza con corti capelli perennemente arruffati attorno al capo, né, tantomeno, gli ultimi anni a bordo della Kasta Hamina tagliandoli non più lunghi di mezzo pollice, con l'ausilio di comodi attrezzi adatti per tale scopo. Né, ancora, ella avrebbe convissuto serenamente con lo sfregio presente sul suo viso, longitudinale al proprio occhio sinistro. Né con tutti gli altri innumerevoli graffi e cicatrici inevitabilmente cosparsi su tutto il suo corpo. Né, inevitabilmente, con la sua menomazione, quel braccio destro purtroppo perduto e, per vent'anni, sino all'incontro con le stelle ormai non più visibili sopra il suo capo, sostituito con un orrido braccio di armatura, stregato in misura tale da funzionare come surrogato di quanto negatole.
Ciò nonostante, per quanto la vanità non fosse mai stata una sua caratteristica vincolante, la frequentazione con Duva Nebiria, che del connubio fra femminilità e combattività aveva fatto un'arte, e soprattutto la consapevolezza di essere ritornata dal proprio uomo, dopo troppi anni, ormai a un'età in cui la sua mai ricercata bellezza avrebbe dovuto sfiorire; l'avevano condotta a prestare un minimo di attenzione in più a determinati aspetti della propria persona, permettendo al proprio naturale e incredibile fascino, e a pochi accorgimenti, di sopperire perfettamente all'avanzare degli anni, sotto certi aspetti rendendola persino più desiderabile di quanto non avrebbe potuto esserlo prima di partire per la sua avventura spaziale.
… non che, in quel momento, coperta da tutto lo schifo che abbracciava la sua pelle con insistenza stancante, avrebbe potuto considerare la propria beltade particolarmente esaltata.
Poco male, volle pensare in merito a tal problema. Prima di ritornare al mondo civile, nel quale il villaggio del suo attuale mecenate non era incluso, ella si sarebbe concessa l'opportunità di un bel bagno e, magari, di una veste nuova, sempre maschile per necessaria comodità di movimento, ma meno logora di quella da lei ora indossata, dopo troppi sbatacchiamenti a terra e non solo.

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