11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

domenica 13 maggio 2012

1576


N
el momento stesso in cui l'oni raggiunse Guerra, la gigantesca spada del medesimo saettò alla ricerca delle sue membra, del suo corpo, con un ampio tondo manco che, se solo fosse andato a segno, probabilmente non avrebbe solamente tagliato in due la donna, ma anche l'albero dietro di lei, qual danno collaterale. Fortunatamente per la mercenaria, comunque, un'improvvisa, e pur attesa, scarica di adrenalina, le donò nuova lucidità, nonché forza e agilità, permettendole di compiere un gesto tanto ardito quanto allora azzeccato, nel compiere quello che per lei avrebbe dovuto essere considerato un gran salto, e pur misera cosa nel confronto con i canoni di Hyn, e che le permise di elevarsi al di sopra della traiettoria della lama lanciata in sua opposizione, richiamando le gambe al petto per maggior sicurezza.
Così, nel mentre in cui l'albero venne colpito in pieno, come da previsione, ella poté far propria l'occasione di appoggiare le proprie mani sul capo del mostro, facendo in tal punto leva per slanciarsi oltre di lui, alle sue spalle e, soprattutto, in direzione della propria spada temporaneamente perduta. E prima che il colpo dell'oni potesse concludersi, l'arco potesse chiudersi, amputando di nettò l'albero e costringendolo a una violenta caduta; la donna guerriero fu di nuovo padrona della propria spada, pronta ad affrontare il proprio avversario un'altra volta, e ancora un'altra, per tutte le volte che sarebbero state necessarie prima di riuscire a compiere il piano ideato, con tutti i propri punti a favore e quelli in netto contrasto.

« "L'uomo onorevole sa riconoscere la propria sconfitta, e non cede all'isteria in una folle ricerca di salvezza." » commentò la voce proveniente dal probabile supporto della mercenaria, seppur ora esprimendosi apparentemente in suo contrasto, con parole tanto amare, forse ennesima citazione di un mai meglio chiarito saggio.
« Non so se ne hai preso coscienza… ma io sono una donna. » replicò Guerra, ponendosi in postura di guardia in attesa della nuova carica dell'oni « Ed è proprio quando una donna riconosce la propria sconfitta, che diventa più cattiva… »

L'oni, mostrandosi fedele all'immagine offerta sino a quel momento, silenzioso e letale, cercò ancora confronto con lei, scagliandosi rapido e leggero contro la sua carne con l'acciaio della propria lama e l'avorio delle proprie unghie, nere al pari delle corna, deciso allora più che mai a prevalere su quella preda che già da troppo tempo stava impegnandosi a rimandare la propria pur ineluttabile morte. E meno rassegnata che mai, a dispetto delle parole a lei rivolte, la mercenaria affrontò senza esitazione quell'offensiva, rispondendo alla lama nemica con la propria lama e alle sue nere unghie con il proprio destro in metallo.
Il pugno che, in quel contesto, ella rivolse in contrasto al braccio teso contro di lei, con la massima energia concessale dal suo arto artificiale, era stato in passato capace di sfondare porte e muri, non solo in mattoni o pietra, ma anche in metallo, deformandole sino a divellerle dalla propria sede naturale. Così, quando rivolto a discapito dell'oni, quello stesso pugno sembrò pari a un dardo bellico, non limitandosi a colpire, quanto, e ancora, a sfondare quel braccio, quella carne e quelle ossa, lasciandole esplodere nell'aria a loro circostante e trapassandole da parte a parte, con forza tale da separare di netto il polso dal gomito, nell'eliminare quanto esistente nel mezzo.

« Ti faccio a pezzi, lurido figlio d'un cane! » ringhiò la mercenaria nella propria lingua natia, allora proponendosi meno fredda e distaccata di quanto non sarebbe dovuta apparire in linea con il proprio consueto comportamento, decisamente più appassionata, più eccitata, addirittura persino compiaciuta degli sprizzi di sangue, dei brandelli di carne e delle schegge di ossa che si riversarono anche contro il proprio stesso corpo « Non hai la più pallida idea di chi io sia… »

E nel mentre in cui l'oni, necessariamente stupefatto per la piega presa dagli eventi, osservò con una macabra curiosità il proprio braccio, e la mano ricaduta a terra, consapevole di doverla recuperare per poter riacquistare completa operatività; Guerra mosse ancora una volta, rapida e potente, il proprio destro, ora diretto verso il destro dell'antagonista ancora impegnato a stringere la spada premuta con incredibile forza contro la sua. Lì sopraggiunto, certamente, il destino di quel secondo arto sarebbe stato eguale a quello del primo, ragione per cui, non appena resosi conto di quanto da lui rischiato, il mostro ritrasse rapidamente il proprio arto, per evadere a quell'offensiva. Una scelta tattica, quella che la creatura volle rendere propria, che a posteriori si dimostrò tutt'altro che imprevista da parte della sua preda divenuta, irrazionalmente, predatrice, dal momento in cui, tanto nel caso in cui egli fosse rimasto lì immobile a subire il danno, quanto nel caso in cui, diversamente si fosse ritratto, così come scelto; ella avrebbe avuto la possibilità di muovere la propria lama finalmente contro il suo corpo e, per la precisione, contro il suo collo, per decapitarlo.
Così fu… e l'orribile volto protagonista degli incubi di quasi tutti i bambini di Hyn, si vide separato dal resto del corpo, costretto a rotolare a terra, non privato di vita, ma ancora pienamente cosciente e, ora, per la prima volta, gridante vendetta per quell'abuso a proprio discapito.

« Non hai sentito che ha detto il saggio?! » lo canzonò crudelmente Guerra, tornando a esprimersi nella lingua di Hyn nel mentre in cui, con il proprio destro, attaccò nuovamente il suo corpo decapitato e mutilato, non con un pugno chiuso, ma con il palmo aperto, per poterlo spingere violentemente all'indentro, lontano da sé a ovviare a nuove, sgradevoli offensive « "L'uomo onorevole sa riconoscere la propria sconfitta, eccetera, eccetera, eccetera." » citò parzialmente le parole appena udite « Sei stato sconfitto… accettalo! »

Ma l'oni non sembrò d'accordo con quelle parole, dal momento in cui la sua testa continuò a gridare incollerita e il suo corpo, lanciato e rotolato lontano, si dimenò cercando di recuperare una posizione eretta, per ritornare a raccogliere i pezzi perduto. Un'agitazione, quella del mostro o demone o qualunque cosa esso fosse, che non sembrò preoccupare la donna, al contrario ancora deliziata da quella palese dimostrazione della propria fiera superiorità al mondo a sé circostante. Ed ella, camminando tranquilla, si avvicinò al gigantesco capo mozzato, per poi chinarsi su di esso e infilare indice e medio della propria destra nel suo occhio destro, ovviamente infrangendolo con il conseguente, nauseabondo spargimento di umor vitreo; il proprio anulare e mignolo nel suo occhio sinistro, con eguale reazione; e la punta del proprio pollice nella sua bocca, per lei distante dagli altri punti ma non irraggiungibile; allo scopo di sollevarlo da terra e di portarlo innanzi al proprio viso, prima di riprendere voce verso di lui.

« Non sono brava con gli esorcismi. Non, per lo meno, se non mi lasciano completa libertà d'azione… » commentò ancora con tono carico di malevolo sarcasmo e, al contempo, di sadica gioia per ognuno dei propri gesti, ultimo fra i quali il temporaneo accecamento del mostro « Ma credo di essermela comunque cavata adeguatamente… non trovi?! » sorrise sorniona, sollevando le spalle e poi lasciandole ricadere, quasi a minimizzare il proprio operato.
« Insomma… » continuò poi « Ti consiglio di non porti nuovamente sul mio cammino, perché la prossima volta potresti essere meno fortunato. » concluse con un ammonimento apparentemente privo di una qualche enfatica esaltazione delle proprie possibilità, quanto, più semplicemente, una semplice constatazione dei fatti, per così come sarebbero accaduti in tal caso.

E roteando su se stessa per raccogliere maggiore slancio, la donna proiettò il capo dell'oni in alto nel cielo, verso la valle innanzi a sé, là dove il suo corpo avrebbe dovuto faticare parecchio per ritrovarlo, immortalità o no. Perché se con Desmair, suo sposo, ella non aveva mai avuto grandi spazi nei quasi disperdere i pezzi del suo corpo, onde evitarne il ricongiungimento; con quell'oni, fortunatamente, di spazio ne riuscì a trovare a sufficienza… in misura maggiore di quanto non le sarebbe potuto servire.

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