11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

domenica 3 ottobre 2010

996


Q
uasi l'impercettibile rumore dei piccoli e neri denti metallici della cerniera lampo della bianca tuta della donna guerriero fosse stato allora simile a un rullo di tamburi, a un tribale richiamo per chiunque fosse in grado di coglierlo e di apprezzarlo nel proprio significato, l'anziano medico di bordo si rigirò immediatamente verso di lei, a non voler sprecare neppure la più vaga possibilità di confronto con la magnificenza di quel corpo sì maturo e, pur, ancora dotato di indubbio fascino, di una trasudante sensualità capace di stuzzicare, dal suo punto di vista, le fantasie di qualsiasi essere senziente di sesso maschile, e, per questo, di straordinario interesse per un grande esperto in materia di corpi femminili quale egli si considerava essere. In verità, se tale gioia gli fosse stata riservata, non sarebbe potuta essere considerata un'esperienza del tutto inedita, dal momento in cui, sin dal primo imbarco della donna, già diverse erano state le possibilità in tal senso: ciò nonostante, ognuno di quei rari momenti, nella sola eccezione, forse, del primo, non avrebbe potuto essere ricordato, da parte sua, qual sì pienamente soddisfacente, appagante, da negare occasione di interesse per nuove, simili, possibilità.
Nell'osservare il dottor Ce’Shenn, la donna guerriero si poneva costantemente a confronto con un quadro che, sino a prima del suo arrivo in quella realtà, in quel nuovo universo, mai avrebbe potuto ritenere possibile… l'immagine di un uomo di oltre ottant'anni. Abituata a considerare già i propri stessi quarant'anni quale un traguardo incredibile, un risultato eccezionale e ancor più enfatizzato qual tale in conseguenza della propria stessa professione, ella ancora doveva imporre al proprio raziocinio un sincero sforzo per accettare che Roro potesse avere il doppio della propria età e, soprattutto, in ciò fosse ancora tanto lucido ed efficiente qual egli era, nonostante un evidente, e mai negato, rapporto intimo con tutto ciò definibile quale alcolico. Giudicandolo con obiettività, in effetti, nulla in lui avrebbe potuto offrire un pur vago senso di giovinezza, per quanto a lei mancasse una concreta confidenza con un'anzianità sì estremizzata. Il suo corpo, innanzitutto, concedendosi incredibilmente esile e, probabilmente, persino più leggero di quello della giovane ed elegante moglie del capitano, faceva sfoggio di una pelle incredibilmente secca e rugosa, simile, almeno nel confronto con lo sguardo della donna, a cartapecora, lievemente olivastra nella propria naturale pigmentazione. Il suo capo, completamente calvo, si mostrava, fra una ruga e l'altra, ornato semplicemente da due folte e lunghe sopracciglia nere, preposte a sovrastare due piccoli occhi castani lievemente inclinati nella propria conformazione e abitualmente celati dietro alle spesse lenti di un paio di occhiali, una versione estremamente più raffinata, e pur del tutto simile, a quella propria di un altro anziano, se pur in misura nettamente inferiore a lui, saggio che la donna guerriero aveva avuto, tempo addietro, occasione di conoscere. Sotto a tali occhi, e occhiali, era poi una bocca sottile, praticamente priva di labbra là dove esse erano del tutto scomparse fra le stesse rughe del volto, e pur perfettamente delineata, nella propria presenza, dalla cornice offerta dalla presenza di due lunghi baffi neri, aventi la propria origine non sotto il suo naso, quanto, piuttosto, alle estremità della sua stessa bocca, e un altrettanto lungo pizzo, tale da creare un bizzarro tridente sotto il suo sottile mento.
Se, nel confronto con Duva, inevitabile sarebbe stato per Midda Bontor rievocare alla propria mente il ricordo del regno di Shar'Tiagh, con le proprie fiere figure femminili, spesso abili guerriere ancor prima che tranquille compagne domestiche per i propri mariti, dai capelli scuri, posti a circondare una pelle ugualmente scura se pur in una tonalità inferiore a quella di lei, acconciati in cascate di sottili treccine, e dai numerosi ornamenti dorati; innanzi al dottor Ce’Shenn, ella non avrebbe mai potuto evitare di ripensare al continente di Hyn e ai suoi abitanti, quella terra, lontana a oriente, dominata da una civiltà assolutamente estranea a quella per lei propria e, in effetti, caratterizzata da una popolazione dai tratti somatici estremamente prossimi a quelli dello stesso medico di bordo della Kasta Hamina.

« Non ho forse ragione, dottore?! » insistette a tentarlo con la propria simulata ingenuità, interrompendo la discesa della propria cerniera lampo a dimostrare incertezza in tal gesto nel confronto con il silenzio lì allora riservatole dal lussurioso interlocutore.

Particolarmente eleganti, a completare l'immagine offerta dal medico di bordo, erano solitamente i suoi abiti, costituiti generalmente da ampli panciotti, da lui adoperati in vece di casacche, da pantaloni perfettamente studiati nelle proprie pieghe, e da scarpe abitualmente lucide e, talvolta, coperte da quelle che ella aveva scoperto essere chiamate ghette.
Un bastone, infine, accompagnava abitualmente i suoi passi, non solo, tuttavia, allo scopo di aiutarlo nei movimenti, in conseguenza della propria veneranda età, quanto piuttosto al fine di riservargli una costante occasione di difesa, nel celare al proprio interno una lunga e stretta lama: nel merito di quest'ultimo particolare, la donna dagli occhi color ghiaccio e dai capelli color fuoco aveva avuto notizia, in verità, solo in conseguenza di un divertente tentativo di vanto da parte dello stesso, anziano medico, dal momento in cui mai aveva, sino a quel momento, avuto occasione di coglierlo impegnato in qualche azione più rischiosa di un approccio a qualche giovane fanciulla… o a se stessa.

« Eh?!… Sì, sì… assolutamente sì. » annuì egli, osservandola con occhi quasi lucidi e incitandola a proseguire in quel gesto appena accennato, in conseguenza del quale, tuttavia, già le curve inferiori dell'unione dei rigogliosi seni della donna stavano iniziando a mostrarsi attraverso i bordi della tuta « E' necessario… anzi… indispensabile! » incalzò l'uomo, umettandosi appena le labbra, totalmente vittima del malizioso giuoco della propria paziente.

Se anche alcuna reale intenzione era, né era mai stata, presente in lei nei confronti dell'anziano medico, la simpatica occasione di malizioso scherno a lei inevitabilmente riservata dalla sua trasparente bramosia nei propri riguardi, non avrebbe potuto essere ignorata da un animo pur propenso all'ironia, al sarcasmo in ogni genere di situazione. Affiancando poi, a tutto ciò, un carattere da sempre estremamente disinibito, quale solo avrebbe dovuto essere giudicato quello di colei che mai aveva mostrato pudori di sorta, imbarazzo alcuno nel rapporto con il proprio corpo, giungendo persino a condurre cruente battaglie completamente nuda e del tutto disinteressata a sprecare tempo o attenzione nella ricerca di una qualche occasione per rivestirsi, assolutamente naturale sarebbe stata, purtroppo per Roro, la possibilità per lei di giuocargli tiri mancini, di farsi innocente beffa di lui, nell'essere tranquillamente pronta a spingersi, così come in quello stesso momento, a svelare le proprie forme innanzi al suo bramoso sguardo, solo nella volontà di godere, successivamente, delle pietose proteste che sarebbero state levate in suo contrasto nell'attimo in cui esse sarebbero state prontamente negate in nome di una ritrovata consapevolezza dell'assoluta inutilità della propria nudità in un tale contesto, quando, così come ingenuamente si stava ora spogliando, ella si sarebbe altrettanto ingenuamente resa conto che, nella necessità di svelare la propria ferita, sarebbe stato molto più semplice sollevare la manica anziché privarsi dell'intera tuta.
Purtroppo per Midda, prematuramente interrotta allora nel proprio scherzo, e purtroppo per lo stesso Roro, prematuramente interrotto nella propria possibilità di godere di quell'ennesima beffa a suo discapito, in grazia della quale, comunque, gli sarebbe stata riservata una pur fugace visione del corpo di lei, lo scherzo venne allora stroncato sul nascere dall'irrompere in infermeria dell'agile figura di Duva Nebiria, la quale, se anche, in altre occasioni, non solo si sarebbe ben guardata dall'arrestare il giuoco della propria compagna e, anzi, ne avrebbe probabilmente preso parte, in quel particolare momento non avrebbe potuto riservarsi l'animo adatto a offrire spazio a quel genere di situazioni.

« … stupido, sciocco, ottuso… arrogante, presuntuoso, altezzoso, superbo, tracotante, protervo, prepotente, insolente, impudente, sfrontato… » elencò ella, nell'entrare nell'area dell'infermeria, con mal celata rabbia in conseguenza dell'appena concluso confronto con il proprio ex-marito « … sleale, infedele, spergiuro, fedifrago… » proseguì, evidentemente decisa a non arginare tanto rapidamente quel fiume di spiacevoli complimenti dedicati al capitano della Kasta Hamina, del tutto disinteressata alla presenza di due testimoni quali quelli allora lì presentati.

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