11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

giovedì 3 settembre 2009

601


I
n una situazione diversa, Midda sarebbe probabilmente intervenuta ad interrompere quel silenzio, quella riflessiva laconicità dalla quale, purtroppo, alcun risultato positivo sarebbe potuto derivare, prendendo l'iniziativa utile ad attrarre ogni interesse, ogni attenzione verso di sé nell'offrire un canto, nel colmare quella notte primaverile con il suono della propria voce. Una tonalità particolare, non propriamente dolce, non propriamente delicata, graffiante a tratti, e pur coinvolgente, colma di carisma, di energia, trasparente del suo animo, delle forze dirompenti in esso, non in misura inferiore a quanto non fossero normalmente i suoi occhi: in tal modo la sua voce era stata giudicata dai pochi che, nel corso del tempo, di quel particolare tempo, avevano avuto la fortuna, l'occasione di sentirla cantare, meglio ancora quando accompagnata dal suono delle corde pizzicate di uno zither, sul quale la sua mancina sapeva correre con una confidenza quasi inquietante, al pensiero della morte che, con quella medesima mano, ella era abituata ad imporre sui propri avversari.
Quella sera, con o senza l'accompagnamento di uno zither, comunque, ella non sarebbe riuscita a riservarsi la pur minima possibilità di prender parola, di intrattenere i propri compagni in tal modo. Mentalmente stanca per la concentrazione a cui si era costretta tutto il giorno, emotivamente disincentivata dal particolare contesto in cui si erano venuti, purtroppo, a ritrovare, solo nel fisico ella non avrebbe potuto denunciare il pur minimo affaticamento, dove, nonostante la cavalcata che a quell'area li aveva condotti, il viaggio non sarebbe potuto essere definito tanto lungo, tanto impegnativo da lasciarla particolarmente fiacca.
Prigionieri del dubbio, della diffidenza, del sospetto, i quattro non poterono fare altro che cercare di trovare quiete nel sonno della notte, cercando sul morbido materasso concesso dall'erba di quel colle una qualche possibilità di riposo, di rigenerazione.
Nonostante tutto, però, la donna guerriero non riuscì a trovare sufficiente ispirazione per abbandonarsi ad un pur effimero riposo, al sonno estremamente leggero che normalmente la caratterizzava, nell'esigenza di mantenere comunque i propri sensi all'erta, le proprie percezioni vive. Vittima di troppi pensieri, di una mente che pur sfinita non voleva abbandonare il proprio compito, l'incarico nel quale si era a lungo impegnata senza riuscire a giungere ad alcuna conclusione, ella si ritrovò a vivere con insofferenza quella situazione di forzato riposo, necessitando così di ritrovare una pur minima distrazione, un qualche diversivo in cui impegnarsi per interrompere il circolo vizioso nel quale era purtroppo precipitata.

« Mia signora? » la interrogò lo scudiero, puntuale e prevedibile, nel coglierla in movimento, là dove ella era decisa a lasciare il proprio giaciglio.
« Riposa, Seem. » lo invitò, sottovoce, levando l'indice della mancina innanzi le proprie labbra, in un inequivocabile gesto richiedente silenzio, al fine di non coinvolgere involontariamente i due fratelli in quelle manovre notturne « Io faccio qualche esercizio e poi vi raggiungo… »

Nel rendersi conto di esser venuta meno ai propri consueti e profani riti serali, volti non agli dei quanto alla cura del proprio corpo, la donna aveva infatti deciso di ricercare proprio in essi lo sfogo abbisognato, quella necessità ricreativa per ristabilire un corretto equilibrio fra corpo e mente, animo e cuore.
Allontanandosi così di poco dai propri compagni per non disturbarne ulteriormente il riposo, non mancando del resto lo spazio attorno a loro, ella diede inizio ad una lunga serie di flessioni e torsioni, allungamenti e distensioni, che partendo da braccia, spalle e collo, coinvolsero via via tutto il suo corpo, imperlandolo di sudore.

« E' in momenti come questi che sento tremendamente la mancanza di Be'Sihl, della sua locanda e della meravigliosa vasca da bagno lì sempre riservatami, sempre pronta per accogliermi e tergermi… »

Solo un lieve sussurro, il suo, pur utile nella volontà di imporre con la propria voce quel pensiero sulla propria stessa mente, lasciandola concentrare su quelle forse futili esigenze, quei fabbisogni tutt'altro che necessari e pur da lei estremamente graditi e sinceramente desiderati in quel momento.
Se solo fosse stata nella tranquillità della propria camera, quegli stessi esercizi, infatti, avrebbero seguito un lungo periodo di rilassamento all'interno della calda acqua della catino in legno da lei così apprezzato, vedendola eseguire i medesimi completamente nuda, per non ritrovare alcun ostacolo, alcun impedimento nella stoffa attorno alle proprie membra come, altrimenti, stava invece avvenendo. Non che l'intimità dell'ambiente pur protetto della locanda sarebbe stata per lei condizione necessaria per privarsi dei propri abiti, dove senza alcun imbarazzo ella era giunta, anche nel recente passato, addirittura a combattere cruente, sanguinose battaglie praticamente nuda, ricoprendo ogni pollice della propria candida epidermide con il sangue dei propri nemici. La sola ragione per la quale, in verità, stava mantenendo addosso i propri vestiti, in quel momento, si poneva essere la presenza dei propri compagni di viaggio, dei due fratelli, in particolare, ai quali non avrebbe mai voluto concedere la soddisfazione di godere della vista del proprio corpo in maniera tanto gratuita, fine a se stessa dato che, certamente, anche dove in quel momento fossero stati realmente addormentati, non appena ella avesse spogliato le proprie forme dei propri abiti essi avrebbero trovato immediata ragione di risveglio.
Al di là di ogni più o meno scherzosa considerazione in merito a Howe e Be'Wahr, la Figlia di Marr'Mahew, in cuor suo, si era ormai abituata alla loro presenza, nonostante all'inizio della loro forzata convivenza, al servizio di lady Lavero, non pochi erano stati i contrasti sorti fra loro, le incomprensioni derivate in maniera naturale da tante differenze, caratteriali innanzitutto, ma anche di abitudini, di formazione, di stile. I due fratelli erano poco più giovani rispetto a lei, eppure in termini professionali, di fama, di nomea, ella si poneva ad un livello indubbiamente superiore, quasi quello di una sorella maggiore per entrambi, ruolo inizialmente mal accetto da tutti e tre e, ormai, ritrovato quasi naturale, in un sentimento di familiarità un tempo per lei tipico della vita di mare, degli anni trascorsi a far parte di un equipaggio, tempi ormai remoti e, probabilmente, per sempre perduti con la propria decisione di ricercare il proprio futuro in vie di terra, attraverso il continente ed un impiego quale mercenaria.
Nel non dimenticare anche la presenza di Carsa, quarta sorella di quell'improvvisata e pur affiatata famiglia e squadra, Midda non avrebbe potuto trovare nulla di serio, di reale di cui lamentarsi nei confronti propri compagni, nella sola, e pur futile, eccezione rappresentata forse da quella loro intolleranza nei riguardi della cultura, dell'alfabetizzazione, negazione che, però, al termine di quell'avventura sarebbero riusciti a superare, trovando in ciò ragione per recuperare il libro don…

« Thyres! » esclamò, balzando in piedi con un movimento deciso, agile, nel ritrovare la posizione verticale e, subito dopo, nel correre in direzione del compatto accampamento, dove i propri compagni stavano ipoteticamente riposando « Be'Wahr… Be'Wahr… dannazione… il libro! Il libro è la chiave! »

Un'intuizione la sua, una forse effimera, vana intuizione, che pur in quel momento rappresentava la loro sola speranza, la sua sola opportunità di riuscire a trovare finalmente riposo, dove, ignorando ogni possibile distrazione, la sua mente non si sarebbe mai concessa requie fino alla soluzione di quell'enigma, fino a quando non fosse venuta a capo della sfida lanciatale da parte del vecchio saggio.

« Svegliatevi, ghiri che non siete altro, pigri e maledetti orsi in letargo… » incalzò raggiungendoli e buttando, immediatamente, nuovi ciocchi di legno nella brace smorta, in quel fuoco affievolito, quasi spento, per ravvivarlo, per rigenerarlo.

Un'intuizione la sua, una forse effimera, vana intuizione, che pur in quel momento era meritevole di ridestare tutto il gruppo, negando tutta la premura che prima l'aveva vista impegnata nel voler conservare il loro sonno.

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