11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

sabato 6 dicembre 2008

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L'
ultimo giorno del mese di Khooc, il trentesimo, da decenni era divenuto un momento di importanti celebrazioni per l'isola di Konyso’M e per tutto l'arcipelago di Lodes’Mia. In tale data, infatti, gli abitanti di quelle isole, della repubblica lì instauratasi dalla notte dei tempi, erano soliti rendere omaggio a tutti i loro caduti in guerra ed in mare, nel ricordare e onorare in particolare le vittime di una sanguinosa battaglia avvenuta trent'anni prima, conflitto dal quale per tutti loro era iniziata una nuova epoca, un'era di matura serenità, non più in conseguenza di un distacco dal mondo a loro circostante ma per l'assunzione di un ruolo importante in tale complesso equilibrio di forze.
In un lontano passato del quale solo nonna Heska e pochi altri anziani potevano conservare ancora memoria, i pirati avevano osato ancora una volta spingere le proprie violente bramosie verso quelle coste, trovando in tale occasione non più un gregge in placida attesa del proprio macello, ma un gruppo di uomini senza alcun timore per la propria morte, per il proprio sacrificio, comandati dall’alcalde Hayton Kipons. Essi, in tale occasione, offrirono agli avversari fiera resistenza, arrivando a trasformare l’acqua in fuoco ed a soffocare gli incursori con l’ardore del sangue esploso dalle loro stesse ferite, con la violenza della propria stessa morte: duecento uomini privi di ogni addestramento, di ogni attitudine alla lotta, alla violenza, si dimostrarono in grado di opporsi ad una flotta di pirati contro cui nessuno avrebbe osato levare battaglia, salvando in questo, pur a caro prezzo, le proprie famiglie, le proprie case e la propria libertà.
In quegli ultimi trent’anni, molte cose erano cambiate in virtù di quella giornata di morte. Dove un tempo, prima di quella battaglia storica nel giorno verso il quale annualmente offrivano rispetto e memoria, l’arcipelago aveva dimenticato la propria tradizione militare ritenendola una superflua perdita di tempo e di risorse, a seguito di simili eventi la marina era stata riorganizzata, tornando ai fasti dimenticati nella storia, ad una fierezza della quale, probabilmente, non avrebbero creduto poter essere capaci. Flotte di piccole ed agili navi si concedevano al tempo attuale organizzate e dirette in maniera efficace ed efficiente dalla comando centrale avente sede proprio nell’isola capitale dell’arcipelago, con il compito di pattugliare incessantemente i limiti del territorio sotto la loro giurisdizione per offrire a Lodes’Mia il controllo di tutta quella zona di mare e non permere ad alcun altro incursore, pirata o no, di proporre nuova sfida sulle loro spiagge, di innondare ancora le loro coste di sangue. E se su quelle coste, in quelle isole, solo pescatori ed artigiani vivevano in pace in quell’oasi lontana dal mondo nei giorni della giovinezza di Heska, ora i loro discendenti si concedevano organizzati e pronti a difendere il proprio diritto a tale pace, la propria autonomia, consci dell’esigenza di non dover ripetere gli errori del passato, di non potersi assumere la responsabilità di nuove tragedie simili a quelle ora lontane. In futuro, molte generazioni dopo quella attuale, forse l’indolenza avrebbe nuovamente avuto la meglio, la pigrizia e un eccesso di ingenuità avrebbe finito per veder nuovamente disciolta la marina militare e con essa ogni difesa per le isole: fino ad allora, però, anche allo scopo di non concedere alla storia il proprio apparentemente inevitabile e ciclico ripetersi, quella giornata di celebrazione avrebbe avuto lo scopo di donare memoria anche nei più giovani dell’esperienza dei propri antenati, degli orrori di un mondo troppo violento dal quale non avrebbero mai potuto evitare di difendersi, dal quale non si sarebbero mai potuti considerare al sicuro, nonostante fossero naturalmente protetti dall’abbraccio del loro mare, generoso e protettivo genitore verso tutti i suoi figli.
Nei primi anni successivi all’ultima grande battaglia con i pirati, tale ricorrenza si era proposta ovviamente caratterizzata da toni funerei e grande commozione in tutti i sopravvissuti, in tutti coloro che in virtù del sacrificio dei propri amati avevano avuto occasione di vedere un nuovo anno, di poter accogliere l’arrivo dell’ultimo mese d’autunno e dell’imminente inverno: impensabile, del resto, sarebbe stato accogliere tale momento, simile ricordo, con sentimenti diversi da quelli di un lutto, un terribile cordoglio necessario per non dimenticare e non disonorare la memoria dei defunti. Nel corso del tempo, però, inevitabile e naturale si propose la trasformazione di quel rito funebre in un momento di festa: una simile mutazione non si era proposta con il desiderio di mancare di rispetto ai caduti o ai loro cari, a chi avrebbe per sempre sofferto quelle tragiche perdite, quanto invero sempre ed unicamente allo scopo di non rendere vano lo stesso sacrificio che avrebbero commemorato in una tale occasione, nella consapevolezza che solo grazie a tutti coloro che si erano votati al sacrificio ancor prima che alla fuga, nel restare combattere i pirati, solo grazie a quel gesto, il futuro offerto a tutto l'arcipelago aveva assunto le caratteristiche di una vera e propria rinascita. Ed in una simile considerazione, la nuova vita loro concessa non avrebbe dovuto essere impiegata unicamente nel rimpiangere le ombre del proprio passato, ma avrebbe innanzitutto dovuto impegnarsi a rendere grazie per la propria stessa esistenza, non sprecandola nel dolore e nel pianto.
Trent’anni dopo la tragedia, pertanto, attorno ad un momento centrale immancabile e doveroso per quel giorno di commemorazione, nel corso del quale due discorsi solenni, uno da parte dell’attuale alcalde di Konyso’M ed uno da parte del comandante in capo della marina militare di Lodes’Mia, non sarebbe mancato un clima di gioia e di festa, nel quale sarebbe stato accolto chiunque nell'isola ed in tutte le altre sue pari. Grandi fiere sulla terraferma e maestose parate navali nel mare erano state organizzate quali principali attrazioni per quella giornata, alle quali grandi e piccini non avrebbero mancato di offrire tutto il proprio interesse, tutta la propria attenzione, proponendo in ciò un'attrattiva che non sarebbe stata ignorata anche da molti equipaggi esterni a quella particolare realtà: in quel giorno, infatti, tutto l'arcipelago si sarebbe impegnato ad offrire il suo volto migliore, per i propri abitanti e per ogni ospite esterno, concedendo banchetti degni di sovrani per gli amanti della buona tavole e, inoltre, prodotti dell'artigianato locale di pregio e qualità pressoché uniche, tali da attirare inevitabilmente e volontariamente l'attenzione della maggior parte dei mercanti della zona, i quali, nonostante il timore per il mare, nonostante l'atavico orrore per quella distesa azzurra ed incontrollabile, non sarebbero stati in pochi a spingersi dal continente fino alle isole per quel particolare giorno, allo scopo di accaparrarsi pezzi che altrimenti temevano non sarebbero forse loro mai stati concessi. Grazie alla rivendita di quelle merci pregiate nei numerosi mercati di Y'Shalf e Tranith, o in altri regni anche non distanti, ai commercianti lì accorsi sarebbe stato offerto un guadagno notevole, più che utile a ripagare, dal loro punto di vista, l'enorme pericolo occorso.

Fra le famiglie di artigiani impegnate nell’offrire il meglio del proprio operato, come ogni anno, immancabile sarebbe stata la presenza dei più prestigiosi fabbri di tutto l’arcipelago, coloro che dopo trent’anni ancora mantenevano, con la stessa cura, con lo stesso amore per tale arte, il retaggio di Lafra Narzoi, storico partecipante degli eventi della battaglia in quel giorno commemorata. Heska aveva, infatti, mantenuto aperta la bottega del bisnonno dei due gemellini, portando avanti il suo operato per oltre venticinque anni con sincera devozione.
La scelta di perseguire le orme del padre, era forse stato uno dei primi evidenti segni del cambiamento occorso in ella a seguito del rapimento da parte di lord Sarnico e della liberazione ad opera di Midda Bontor, proposti agli occhi di tutti coloro che l’avevano conosciuta fin da bambina. Ragazza dal fisico quasi delicato, nelle proprie forme naturalmente eleganti ed aggraziate, la quale mai si sarebbe ritenuta adatta ad un lavoro manuale tanto intenso, la quale avrebbe potuto restare semplicemente madre e moglie, accanto al marito, in una società che non le avrebbe mai richiesto di ereditare il ruolo paterno, ella non aveva lasciato passare troppo tempo dal matrimonio prima di discutere con il proprio sposo della decisione di affiancare, prima, e proseguire, poi, il lavoro di Lafra nella fucina. Di fronte a tale dichiarazione d’intenti a Mab'Luk, che comunque nulla le aveva e nulla le avrebbe mai negato, non erano state riservate possibilità di opposizione: per amore di ella, egli l'aveva appoggiata pienamente, arrivando anche a porre in secondo piano, in questo, la propria eredità, il lavoro di proprio padre, per riservarsi la possibilità di restare accanto alla moglie ed aiutarla in simile scelta. Egli, che pur all’epoca della sua scelta non aveva alcuna formazione come fabbro, o come combattente, che pur avrebbe potuto spaventarsi nel risvegliarsi accanto ad una donna completamente diversa da quella con cui era cresciuto e della quale si era innamorato perdutamente, che pur sarebbe stato forse giustificato nel rifiutarsi di accettare simili idee, di appoggiare tali proposte, non aveva mai mutato i propri sentimenti per la moglie, non si era mai distaccato da ella, pur non mancando di percepire la barriera esistente fra loro, ed aveva mantenuto il proprio posto al fianco di ella fino all’ultimo dei giorni concessi loro insieme, nel proprio ruolo di sposo, amante, migliore amico e primo fra tutti i complici.

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