11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

martedì 1 luglio 2008

173


[Passo 33]

Fra le alternative offerte alla donna guerriero, nell'evoluzione della situazione, una in particolare attirò il di lei interesse offrendole un violento flusso di aria calda che la invitò ad intraprendere tale direzione: ciò che inizialmente aveva temuto, ora da lei era ricercato nello spingersi a raggiungere una nuova e vasta sala di fuoco.
Con una larghezza di oltre sessanta piedi ed una lunghezza di almeno tre volte tanto, il nuovo spazio ricavano nel cuore della terra si proponeva non tanto frutto dell'uomo quanto della natura stressa, che in quel luogo, in quella profondità, aveva posto la propria linfa vitale incandescente relativamente vicino alla superficie pur senza spingersi a risalire in essa. Un fiume di lava ardente attraversava così l'intero spazio o, meglio, vedeva l'intera sala eretta in sospensione su di esso, in una commistione equilibrata e perfetta di alte arcate in roccia naturale e di un soppalco in marmo: tale pavimento, in effetti, si proponeva quasi come una sfida dei mortali agli dei, dell'umana architettura alla furia incontrollabile del magma. Ma non contrasto era ciò che evidentemente aveva guidato la mano di coloro che avevano eretto quel luogo, quanto rispetto assoluto, devozione alle divinità del fuoco e della terra che in quel sito trovavano il proprio naturale santuario. Il soppalco, largo per i primi nove piedi quanto l'intera sala si restringeva, più avanti, in una sottile passerella apparentemente sospesa sopra quell'abisso di fuoco, ampia non oltre tre piedi: un ponte privo di balaustre che si inoltrava fino all'estremo opposto di quella sala, dove una soglia si proponeva scavata nella parete per offrire un proseguo al cammino dei fedeli.

« E' in momenti come questo che mi manca l'acqua del mare... » commentò la mercenaria, storcendo le labbra verso il basso.

Con la pelle imperlata di sudore, per il calore che dalla lava era donato a livelli improponibili, ella si terse la fronte spostando nel contempo un ciuffo di capelli corvini lontano dagli occhi prima di offrire una valutazione sulla situazione. Invero estremamente breve sarebbe potuta essere la stima di tale condizione, laddove più che evidente risultava essere il di lei obbligo a proseguire in tale cammino: l'y'shalfica fenice vedeva la propria origine dalle fiamme, dal fuoco, e nulla meglio di quel luogo poteva, pertanto, essere ambiente naturale per simili creature. Tutto ciò che si era ritrovata ad affrontare fino a quel momento, chiaramente, era stato utile a proteggere quel luogo, quel largo atrio incandescente di accesso al tempio vero e proprio, che l'avrebbe sicuramente attesa oltre la soglia a lei contrapposta. Era, pertanto, indispensabile per lei inoltrarsi su quella passerella in marmo, sospesa sopra morte certa.

Se desideri che Midda si soffermi a riflettere ulteriormente, vai al [Passo 34].
Altrimenti, se preferisci che si getti subito nel proseguo della missione, continua con il [Passo 35].

[Passo 34]

L'idea di percorrere il ponte non convinceva la donna guerriero che, osservando il magma in costante movimento sul fondo del baratro lì aperto si ritrovò ad immaginare una caduta in esso, con la conseguente, immediata ma orrenda conclusione della propria esistenza. Gli zampilli di lava eruttavano continuamente in brevi esplosioni, gettandosi con i propri toni rossi incandescenti sulla crosta più scura della superficie appena raffreddata a contatto con l'aria, in una vaga illusione di compattezza la quale, a tutti gli effetti, non era tale. Se percorrendo quella passerella avesse posto in fallo il proprio piede o se, ancor peggio, avesse vista azionata una nuova trappola, ella non avrebbe avuto scampo in quella caduta, non avrebbe in alcun modo potuto salvarsi dal calore che avrebbe istantaneamente consumato le di lei carni, dandole appena il tempo, forse, di invocare per un'ultima volta Thyres prima di scoprire se davvero vi fosse o meno un'esistenza oltre la vita mortale.
Avvicinandosi così al bordo del baratro, Midda studiò con cura la situazione, a comprendere quante altre soluzioni avrebbe potuto intraprendere al posto di quella via tanto diretta e tanto mortale. E fu così che il di lei sguardo venne attratto in direzione delle pareti laterali di quel complesso, vedendo impressi nella roccia una serie di stretti gradoni, a distanza di circa due piedi l'uno dall'altro, in direzione discendente su entrambi gli estremi della sala, verso il mortale basamento della stessa. Impossibile era ipotizzarne lo scopo, in quello che appariva quale un vero e proprio approccio alla lava incandescente e che, arrestandosi a meno di sei piedi da essa, si ritrovava ad offrire un improbabile passaggio verso due soglie contrapposte nella parete di fondo, meno appariscenti rispetto a quella centrale. Visibilità a parte, nessun diverso livello di rischio caratterizzava le tre alternative, laddove in ogni caso un errore avrebbe significato comunque morte certa. Ogni eventuale dubbio, poi, restava comunque in merito a ciò che sarebbe stato a lei offerto oltre quella parete lontana, dietro a quelle porte ricavate nella roccia pura, nell'impossibilità a formulare qualsiasi ipotesi a tal riguardo.

Se desideri che Midda percorra la via centrale, prosegui con il [Passo 35].
Se preferisci, altrimenti, che decida in favore di una via laterale, continua con il [Passo 36].

[Passo 35]

Scuotendo il capo nel domandarsi a che punto mai sarebbe giunta la propria follia, la mercenaria roteò la propria spada attorno alle spalle prima di riporla nel fodero: ciò che aveva deciso di fare l'avrebbe trovata sicuramente meglio disposta a mani nude piuttosto che impacciata dalla presenza e dal peso di sbilanciamento aggiunto dalla lama. Aveva infatti scelto di affrontare la passerella, non giudicando ipotizzabili altre vie al di fuori di quella.

« Questa volta finisce male... » si rimproverò, muovendosi fino all'inizio della stessa.

La larghezza non superiore ai tre piedi ma non inferiore ai due garantiva un passaggio forse descrivibile come "sicuro", anche se sulla scelta di tale termine avrebbe avuto tranquillamente di che discutere. Il calore proveniente dal magma sotto di lei spingeva l'aria verso l'alto con una forza a dir poco violenta, nella creazione di straordinarie correnti ascensionali che avrebbero potuto sbilanciarla senza preavviso alcuno, colpendola come foglia delicatamente aggrappata al ramo del proprio albero. La pietra sotto i di lei piedi si presentava estremamente calda e la copertura garantita dalle pezze che usava come calzari non le avrebbe mai offerto protezione da simili temperature, rendendo quel cammino simile ad un martirio, facendole ampiamente rimpiangere la neve abbandonata fra le montagne. Infine, per quanto potesse essere lì da epoche remote, nulla suggeriva stabilità su quel ponte, e se solo una pietra avesse ceduto sotto il di lei peso per ella non vi sarebbe stata speranza di futuro. In conseguenza di tali e di molte altre ragioni solo un forsennato avrebbe intrapreso quella strada, ma la pazzia di Midda in quella scelta si ritrovava ad essere giustificata dalla sola motivazione che l'aveva spinta in quel tempio dimenticato: l'ignobile e letale ricatto di lord Alidan.
Avanzando con un passo leggero, ella pose pertanto il primo piede, il sinistro, su quella via, concentrandosi completamente a tentare di estraniare la propria mente dal corpo, alienandosi dalle sensazioni di dolore che tanto l'aria bollente quanto la calda pietra sotto di lei le concedevano senza grazia alcuna.

« Pensa ad un bel mare fresco... pensa a tanta acqua refrigerante... » sussurrò fra i denti, obbligandosi a non abbassare lo sguardo verso la lava quanto a concentrarlo davanti a sé, verso la soglia così apparentemente lontana.

Appoggiato il primo piede, trasferì il peso del proprio corpo su di esso per poi richiamare a sé anche il destro al fine di proseguire in quella lunga attraversata, sentendo il fiato mancarle per la temperatura dell'aria donata ai suoi polmoni, tanto elevata da avvertirli quasi bruciare in petto. Madida di sudore era la di lei pelle, mentre la stoffa degli abiti, i quattro stracci che definiva tali, si incollava al di lei corpo per effetto della traspirazione, non offrendole però in questo alcun senso di raffreddamento, alcun sollievo.

« Thyres! » imprecò in un istante di sconforto, temendo di perdere i sensi i quella situazione tanto disumana.

I suoi pensieri volarono alla bisaccia dell'acqua lasciata appesa al cavallo fuori da quel tempio: se solo fosse stata con lei in quel momento, l’avrebbe abbondantemente svuotata addosso a sé e nella propria gola, a rinfrescare il sangue che sembrava incandescente nelle sue vene. Ma, nonostante ciò, ella si costrinse ad avanzare e ad ogni passo si obbligò a procedere con maggiore vigore, con più impeto, consapevole che la benché minima esitazione sarebbe stata per lei una condanna a morte.
Ignorando il calore, non offrendo peso all'aria che sembrava strappare la pelle e la carne dalle di lei ossa nel proprio incandescente moto verticale, ella riuscì a continuare nella propria missione, riuscì a proseguire senza esitazione, senza timori, a denti stretti nel richiamare a sé ogni minimo addestramento ricevuto sul resistere al dolore: un conto, però, risultava essere isolare il male proveniente da una ferita riportata in battaglia, laddove l'intero resto del corpo era coinvolto in una lotta per la propria sopravvivenza, un'altra situazione risultava altresì quella che da lei richiedeva di dimenticarsi dell'intero proprio lato mortale e materiale, nel momento in cui non un solo palmo di quelle membra si offriva libero dal patimento.

« Thy... res... » pregò, con gli occhi colmi di lacrime.

Prosegui con il [Passo 37].

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma povera!

Ecco, ora NON ci vorrebbe un avversario sulla passerella.

Lo dico così, tanto per dire... perchè non sarai così sadico da metterle contro qualcuno ADESSO, vero? VERO? ;)

Bella la descrizione della traversata :)

Sean MacMalcom ha detto...

Ci avevo pensato, ti dirò... ma ho deciso che per farla sopravvivere avrei dovuto farla apparire troppo Wonder Woman... cosa che entro certi limiti preferisco non fare! :D