11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

giovedì 13 marzo 2008

063


« C
he Tarth mi possa annegare! »

Il proprietario di tale esclamazione era un uomo di età variabile fra i trenta ed i trentacinque anni. Lunghi capelli corvini circondavano un volto di forma appena ovale, ornato nella sua zona più centrale da occhi verdi appena ripiegati verso l’alto negli angoli più esterni e da un naso corto e sottile sopra una larga bocca con labbra delicate: sopra a quelle stesse labbra una coppia di baffi curati con taglio corto si spingeva a scendere fino al mento senza però congiungersi sotto di esso, non presentando così l’aspetto di alcun pizzo. Se i tatuaggi che ricoprivano il di lui corpo, al pari del colore dello sguardo e dei capelli, lo qualificavano indubbiamente come tranitha, l’originale forma dei di lui occhi e la tonalità lievemente olivastra della sua carnagione lasciavano supporre un’influenza probabilmente orientale, così esotica da non appartenere neanche a quel continente spingendosi probabilmente fino ad Hyn.
Sul corpo che non celava i complessi tatuaggi tribali a livello del torso, muscoloso ma sinuoso, era indossato un lungo giaccone, nello stile degli alti ufficiali dell’esercito kofreyota ma di diverso colore, nero come la notte con lievi riflessi bluastri e bordi ricamati in argento: un capo di abbigliamento decisamente prezioso che contrastava con i pantaloni altrettanto scuri ma di vecchia e rovinata stoffa, simili come usura ai vestiti di Midda, ed i calzari, semplici ciabatte comode da indossare ed ancora più comode da levare nei momenti di necessità. Dietro all’apparenza offerta dal giaccone, solo uno sguardo superficiale non avrebbe colto pertanto la fisionomia di un uomo abituato a non indossare un tale ornamento: per quanto egli potesse cercare di atteggiarsi a grande e ricco signore, ogni fibra del di lui essere gridava chiaramente ciò che egli era al mondo intero, nei di lui movimenti equilibrati e quasi elastici, nello sguardo rapido e diretto, nei piedi e nelle mani incise dai segni di corde quotidianamente strette e attorcigliate attorno a tali estremità al punto tale da farne quasi parte. Quell’uomo viveva per il mare, viveva nel mare e, forse, addirittura era nato grazie al mare: alcuna altra ragione, infatti, avrebbe mai spiegato tratti somatici inequivocabilmente caratteristici di una terra troppo lontana.

« Midda Bontor! » continuò egli, avanzando verso la donna guerriero a quelle parole, offrendo subito entrambe le braccia in un sincero e caloroso saluto « Quasi avevo perso le speranze di rincontrarti, vecchia arpia! »
« Salge Tresand… » rispose la mercenaria, aprendosi in un ampio sorriso ed accogliendo immediatamente il saluto offertole nel porgere le proprie mani verso l’uomo, appoggiandole sopra a quelle a lei presentate « A chi osi dare della “vecchia”? » aggiunse sorniona « Potrei arrabbiarmi, razza di canaglia che non sei altro. »

L’uomo, improvvisamente, strinse con delicatezza le mani di lei traendola verso di sé mentre lui stesso si spingeva verso di lei, per chiuderle le braccia attorno al corpo, abbracciandola con trasparente tenerezza e felicità in quell’inatteso ritrovo. La donna non si sottrasse a quel gesto, anche se la di lei muscolatura tradì un certo imbarazzo di fronte a tanta enfasi, davanti a tanta emotività nel nuovo comparso.

« Tarth… » commentò egli, stretto con il capo accanto a quello di lei, mischiando i propri capelli con quelli della donna « Che gioia ritrovarti… rivederti… riabbracciarti... »
« Da quando sei diventato tanto affettuoso, Salge? » domandò ella, portando però le proprie mani dietro la schiena dell’uomo, nel ricambiare quel gesto dopo il primo istante di indecisione « Sono felice anche io. » ammise sottovoce.
« Ma come sapevi che ero qui? » chiese il marinaio, separandosi da lei per tornare a guardarla in tutta la di lei bellezza « Perché mi stavi cercando, vero? Non vorrai deludere il mio fragile cuore dicendomi che cercavi qualcun altro… non ne sopravivrei! »

La donna si distaccò a sua volta da lui, sistemandosi un paio di ciocche di capelli finite davanti ai di lei occhi dietro le orecchie, controllando in quel gesto anche la presenza di Camne, costante accanto a sé per quanto silenziosa e discreta.

« Placa il tuo fragile cuore, corsaro d’acqua dolce. » sorrise lei, riportandosi accanto alla compagna di viaggio, sua protetta « Per sicurezza mi sono informata con la capitaneria di porto prima di venire qui, anche se ero certa che non avresti scelto un altro punto d’attracco per la tua Jol’Ange: ti ho mai detto di quanto tu sia scaramantico? »
« La mia scaramanzia va a braccetto con la tua paranoia. » rispose l’uomo, scuotendo il capo e strizzando l’occhio sinistro verso di lei « Pensi che non mi sia accorto del tuo rapido controllo? »
« Verificavo solo che i tuoi preziosi pugnali fossero sempre al loro posto… mi dispiacerebbe che tu li avessi persi dall’ultima volta. » commentò ella, facendo spallucce con aria volutamente ed esageratamente ingenua « E poi ricordati che ti ho sempre portato fortuna… » suggerì, a riportare l’attenzione all’argomento precedente.
« E sarei io lo scaramantico? » replicò Salge, aggrottando la fronte ma sorridendo felice.
« Certo… perché io mi limito a dire certe cose, tu però ci credi veramente! »

L’uomo, di fronte a quella risposta non poté evitare di esplodere in una cristallina risata, tornando ad abbracciare la donna con caloroso e sincero affetto.
Camne aveva seguito Midda attraverso la città, prima alla sede principale della capitaneria di porto, per la consultazione dei registri navali comprendenti tutte le navi attraccate ai numerosi e labirintici moli di Seviath, e poi lungo quegli stessi moli, in una direzione che la donna guerriero sembrava conoscere molto bene, facendosi strada attraverso numerose diramazioni, inoltrandosi in una lunga passeggiata verso il mare: la giovane ignorava cosa ella stesse cercando, ma nell’assistere a quella scena non poté evitare di dedurre l’esistenza di un antico e benevolo rapporto fra la propria salvatrice e l’uomo dai capelli corvini. Chiunque egli fosse sembrava essere riuscito a meritare il rispetto e l’affetto della donna e questo, agli occhi della fanciulla, era tutto ciò che avrebbe mai potuto sperare e desiderare.

« Sto facendo la figura del villano nei riguardi della tua amica. » commentò il marinaio, separandosi nuovamente dalla mercenaria e volgendo ora lo sguardo proprio verso la ragazza « E tu neanche cerchi di aiutarmi, presentandomi a lei. »
« Non ricordavo avessi mai avuto bisogno di presentazioni di fronte ad una persona, soprattutto se di sesso femminile. » lo schernì ella, ridacchiando appena « L’età ti sta per caso arrugginendo? »
« Se mai deciderai di concedermi l’occasione, ti dimostrerò che non ho nulla da invidiare ad uno sbarbatello. » rispose egli, con malizia e fintamente piccato per l’accusa infamante contro la di lui virilità.
« Oh… oh… » continuò a ridere sommessamente Midda, a tali parole di aperta sfida.
« Comunque sia… capitan Salge Tresand, al tuo servizio. » si presentò l’uomo, inchinandosi con formale rispetto verso la giovane per poi risollevare lo sguardo verso entrambe « Non ho alcuna idea di dove vogliate essere condotte, perché dubito che siate venute a me solo per una visita di cortesia, ma potete già considerare me, la mia nave ed il mio equipaggio a vostra totale disposizione. »

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